Ora lo Zar è “ufficialmente” dichiarato nemico dell’umanità
di Adriano Marinensi
L’articolo che scrissi l’ 8 marzo di un anno fa, quando appena era iniziata la sciagurata aggressione di Putin (24 febbraio 2022), aveva per titolo: Si sta giocando in Ucraina il destino dell’intera umanità. Il sottotitolo: “Chi minaccia la pace va processato e condannato subito”. E nel testo stava scritto: Se la trattativa diplomatica e le ragioni democratiche dovessero fallire, occorrerà intraprendere un’altra strada per garantire il supremo diritto alla pace: il processo.
L’errore evidenziato a Norimberga (1945 – 46) fu il ritardo che rese quasi inutile la condanna degli aguzzini nazisti. Se il mondo – proseguiva l’articolo – li avesse incriminati subito, forse il dies irae lo avremmo evitato. Sappiamo quindi, per drammatica esperienza vissuta quasi un secolo fa, che quanti pretendono di risolvere le controversie, ricorrendo all’uso delle armi, sono dei criminali. Scrissi ancora l’anno passato: Per fermare questi pericolosi signori della guerra non bastano le sanzioni economiche e la riprovazione generale. Occorre attivare la Corte penale internazionale che ha competenza nel giudicare gli atti da masnadiero compiuti con l’uso della forza. Nella fattispecie, l’aggressione ad un popolo che ha scelto la libertà è un gesto di violenza..
Ancora l’articolo dell’8 marzo 2022: E’ conseguente la messa a repentaglio degli equilibri politico – economici e soprattutto dei diritti civili dell’intero Pianeta. E’ criminale di guerra chi minaccia (è la follia estrema) l’uso delle testate nucleari per raggiungere i propri obiettivi di colonizzazione. Il criminale di guerra – era l’avvertimento ribadito – va sanzionato senza indugio, sin da quando compie il primo passo della tragedia che ha deciso di scatenare per obiettivi di potere e di potenza. Perché (per Putin), primo atto di un percorso già predisposto, potrebbe essere il ripristino di quel sistema di governo caduto tra le macerie con ignominia.
Il periodo di straordinaria viltà fu il dominio sanguinario di Peppone Stalin, il “piccolo padre” che fece di ogni (in)giustizia un fascio. Quando l’URSS si dissolse, un anelito di indipendenza e di orgoglio culturale percorse i Paesi d’Oltrecortina, molti dei quali fanno parte dell’Unione Europea. E’ chiaro e palese (altra osservazione di quell’articolo) che nei centri decisionali del Cremlino, lo spirito stalinista ha soltanto cambiato pelle. La frenesia di rivincita è viva e sta avviando il piano di ripristino del potere nella parte orientale del Continente. Utilizzando, in aggiunta, il ricatto dello stop alle risorse vitali per la tutela dello sviluppo.
Queste ed altre considerazioni feci in quell’articolo per sostenere l’assunto dell’incriminazione immediata a carico del protagonista dell’affronto appena iniziato, che parve breve e invece continua ancora a fare vittime e distruzioni. Adesso però, la situazione è cambiata: l’ordine d’arresto esiste e fa carico a tutti i 123 Paesi che riconoscono la giurisdizione di quel Tribunale.
La notizia apparsa, sabato scorso, con evidenza, sugli organi di informazione nazionali, dice: Mandato di cattura per Putin emesso dalla Corte penale dell’AIA. Per chi tante sofferenze ha imposte al popolo ucraino, c’è un atto giudiziario rilevante. Il Cremlino ha ammesso di aver “spostato” in Russia 700 mila bambini ucraini “per salvarli dalla guerra”, dicono gli oligarchi. Di fatto pare che sia deportazione di minori e quindi reato infamante. Al pari della germanizzazione nazista durante l’ultimo conflitto mondiale. Non è decisione usuale un provvedimento a carico di un Capo di stato, ma è già accaduto, ad esempio, per Slobodan Milosevic accusato per reati contro l’umanità e carcerato all’Aia. La morte gli evitò la condanna.
Dunque, oggi, lo Zar sovietico è stato posto legalmente sul banco degli imputati e rischia l’arresto qualora dovesse varcare il confine di una delle 123 Nazioni che hanno riconosciuto la Corte dell’Aia. Si tratta di un evento improbabile. Però l’atto esiste e potrebbe essere attuato anche in caso di sua defenestrazione dalle stanze del potere. L’innegabile nuova e rilevante situazione – riferibile al proseguimento del conflitto che si combatte in un Paese libero – è l’incriminazione dell’aggressore in quanto nemico dell’umanità.
Le democrazie occidentali non vogliono una nuovacortina di ferro in oriente, però diventa imperativo categorico (per cancellare quel “mandato”) sospendere immediatamente ogni forma di belligeranza in Ucraina e affidare all’ONU (magari “liberato” dell’ingombrante e ormai anacronistico diritto di veto all’interno del Consiglio di sicurezza) quale organismo di garanzia internazionale, al quale fanno capo 193 Stati, il compito di aprire e portare a termine le trattative di pace. Perché, dal cielo del Pianeta venga allontanata la Spada di Damocle dello sterminio di uomini e cose, causato da un possibile scontro all’arma atomica. Poi, sarebbe cosa buona e giusta svuotare gli arsenali nucleari per sopprimere per sempre la minaccia.
L’elogio delle tenebre silenti
In tempo passato (oggi non più, “licenziato” per eccessiva mia anzianità), il Monte Terminillo mi ha ospitato per numerose stagioni estive. Quando, a Terni, il termometro imperversava, salendo di grado in grado, lassù sulla montagna (laziale ed umbra), l’altitudine mi assicurava refrigerio e aria quasi vergine. La casa che prendevo in affitto era munita di uno spazioso terrazzo dove i faggi spandevano i loro rami verdi. Di sera, nel buio silente, potevo ammirare le stelle delle quali, in città, avevo perso l’immagine a causa dell’invasione di campo operata dalla pubblica illuminazione.
Nei moderni centri urbani, il giorno è rimasto tal quale, le notti invece, come le mezze stagioni, non ci sono più. La luce artificiale ha reso ben visibile ogni angolo, con la esimente di dover sconfiggere i manigoldi che attentano alla sicurezza dei cittadini. Cosicché, persino il buio dell’universo, punteggiato di astri, diventa invisibile. Lo chiamano inquinamento luminoso che, aggiunto al pulviscolo prodotto dalle attività umane, forma una cortina invadente l’atmosfera e vieta la visione stellare. Al punto da modificare la nostra percezione del maestoso ombrello che ci sovrasta e ci mostra la sua grande bellezza. Ci siamo persi l’eminenza dello spazio cosmico osservato, di notte, ad occhio nudo. Abbiamo riempito il territoriodi cemento e di lampioni (e di baccano) e gli agglomerati urbani (per dirla con i sapienti), visti dall’alto, sono diventati delle palle di fuoco. Scrive Dante alla fine della Divina Commedia:”Salimmo su, el primo ed io secondo, tanto che vidi delle cose belle che porta il ciel … E quindi uscimmo a riveder le stelle. Noi no, noi no!