Allarme ONU: dalla devastata Ucraina niente più grano per milioni di africani affamati. Previsti ulteriori flussi migratori in Europa
di Bruno Di Pilla
“In Russia tutti applaudono, nessuno può dissentire”. Con questo lapidario commento, nel 1925, il grande economista britannico John Maynard Keynes concluse gli appunti di viaggio sulla neonata Unione Sovietica, dove si era recato con le migliori intenzioni, avendo appena sposato la prima ballerina del Bolshoi Lydia Lopokova. “Il comunismo – sono sue testuali parole, pubblicate su una rivista inglese – distrugge le fondamentali libertà individuali e la sicurezza della vita quotidiana, usando deliberatamente le armi della persecuzione e del conflitto internazionale”.
Nulla è cambiato da allora, anzi. Con inaudita ferocia Putin, seguendo alla lettera le barbare epurazioni del predecessore Stalin, elimina in serie i suoi oppositori, ex amici oligarchi compresi, alcuni misteriosamente suicidatisi, e mette a soqquadro i già precari equilibri planetari. Ha di colpo aggredito la malcapitata Ucraina con il falso pretesto della sua “denazificazione” e minacciato l’Occidente “corrotto” che da tempo starebbe congiurando contro la grande madre Russia. Spudorate menzogne, stile “Pravda” dell’era staliniana. La verità è che corruzione e sistematiche stragi (anche in Cecenia, Georgia, Libia) sono i maleodoranti crisantemi all’occhiello del despota del Cremlino, le cui ingenti ricchezze personali e familiari, guarda caso ovunque disseminate negli odiati Paesi occidentali, almeno in parte sono state scoperte e sottoposte a sequestro definitivo.
Lo stesso guerrafondaio patriarca ortodosso Kirill, sin da giovane fedelissimo compagno dell’ex agente KGB, è stato smascherato. Possiede, anche lui nelle nostre vituperate Nazioni, ville, yacht e sontuosi patrimoni immobiliari e bancari per 4 miliardi di dollari. Niente rubli, ovviamente, moneta troppo debole nel contesto valutario mondiale. Nel frattempo, mentre si attende che i crimini di guerra del dittatore e delle sue milizie vengano esaminati con cura dal Tribunale Penale dell’Aja, milioni di esseri umani, in Africa, rischiano la morte d’inedia per la carenza di mais e frumento, non più in arrivo dalla devastata Ucraina, ex granaio più fertile della Terra. Anche di questa tragedia – e di ulteriori migrazioni bibliche, certo non dirette verso l’implacabile Russia, ma nella nostra libera ed accogliente Europa – dovrà rispondere Putin.