Difesa comune, ambiente, immigrazione, unione bancaria, sviluppo economico sono i temi cari all’ex Presidente italiano della Commissione di Bruxelles
di Bruno Di Pilla
Via le gelosie nazionalistiche nella UE! Accogliendo l’appassionato appello dell’editorialista del “Messaggero” Mario Ajello, che ha invocato un’immediata alleanza tra europeisti convinti di destra e sinistra, sono scesi in campo due padri nobili dell’Unione, Mario Draghi e Enrico Letta, entrambi da sempre schierati sul fronte di un’improrogabile azione congiunta dei 27 Paesi membri in ogni ambito operativo, dalla difesa comune allo sviluppo economico, dalle politiche ambientali al contenimento dell’immigrazione clandestina, dalla vagheggiata Unione bancaria al più incisivo ruolo del Vecchio Continente nel fungere da terza potenza nella gigantesca sfida planetaria tra i duopolisti USA e Cina. Marciare uniti o marcire. E’ questo il grido d’allarme lanciato da Ajello, giustamente afflitto dall’indifferenza dei 23 milioni di giovani cui si chiede, con la forza della ragione ma anche con il cuore, di votare per la prima volta, l’8 e 9 giugno, per il rinnovo del Parlamento di Strasburgo.
Per una volta organi di stampa e partiti seppelliscano fazioni e rivalità intestine capaci soltanto di vanificare l’aurea opportunità di costruire un “edificio” dalle solide fondamenta e degno della comune Patria europea. Per sensibilizzare i popoli, in vista di una massiccia partecipazione alle urne, si mobilitino pure, apparentandosi senza ipocrisie, le numerose associazioni culturali operanti nei Paesi unionisti, in primis cittadelle universitarie e scuole superiori. Viribus unitis, a giugno, vecchie e nuove generazioni potrebbero contribuire all’agognata unitarietà d’intenti di cui parlò con inimitabile pathos, 70 anni fa, il saggio Presidente Luigi Einaudi, mèmore del Manifesto di Ventotène redatto da Ernesto Rossi e Altiero Spinelli nel 1941, mentre infuriava la seconda guerra mondiale.