La pandemia da Coronavirus e le misure di restrizioni anticontagio adottate dai governi di tutto il mondo, hanno significato, per molti soggetti psicologicamente fragili, un aggravamento del problema.
Secondo un rapporto dell’Onu, la quarantena forzata, che ha costretto decine di milioni di persone a rinchiudersi fra le mura domestiche per settimane, ha determinato gravi
ripercussioni sulla salute mentale, al punto tale che negli ultimi mesi sono aumentate a dismisura le prescrizioni di farmaci antidepressivi e ansiolitici, a cui si lega purtroppo a
doppio filo l’aumento degli abusi perpetrati sui soggetti più vulnerabili, compresi i minori.
Gli psicologi lo hanno catalogato come “stress da quarantena”.
Ed è un fenomeno ormai propagato in ogni parte del mondo, dal Regno Unito all’India, dai Territori palestinesi all’America Latina, dove sono stati segnalati numeri in continua
crescita per quanto riguarda gli abusi. Secondo l’Onu, quest’anno sono previsti almeno 15 milioni in più di casi di violenza domestica.
Ed è quasi superfluo ricordare che il fenomeno coinvolge fortemente anche la nostra civile Penisola, che non a caso in questi mesi di pandemia ha visto moltiplicarsi i casi di
violenza di genere in maniera preoccupante, fino a vedere aumentare i femminicidi, epilogo tragico che costella le pagine della cronaca quotidiana.
In Umbria la situazione è a dir poco drammatica.
In tutto il territorio regionale si sono registrati una decina di episodi a settimana. Aumentate anche le denunce per stalking sia nel Perugino che nel Ternano. In pratica si è assistito ad una crescita esponenziale del 70 per cento dei casi rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, mentre nel frattempo le richieste di aiuto sono più che raddoppiate, passando da 6.956 a 15.280. Quelle tramite chat sono addirittura quintuplicate, fino ad arrivare da 417 a 2.666 messaggi. Il numero verde, durante il periodo di lockdown, ha fornito informazioni e consulenze, indicando numeri utili di supporto sociale e psicologico, a testimonianza della funzione di “vicinanza” che questo servizio è in grado di erogare in un particolare momento di crisi. Mentre il 77,2% delle vittime è stato inviato ad altri servizi.
Questo per non parlare del sommerso.
Gli addetti ai lavori hanno riscontrato che la maggior parte delle vittime non denuncia quanto vive in casa: per una serie di ragioni, psicologiche e socioeconomiche.
La paura pietrifica ogni movimento, chi subisce soprusi non trova dunque più la forza e il coraggio per poter spezzare quel legame malato.
Ecco perché i centri antiviolenza, i servizi di aiuto donna, le case rifugio, gli sportelli di ascolto e di prima accoglienza, per non parlare dei progetti di prevenzione alla violenza di genere, lanciano un appello accorato alle istituzioni. Le tante associazioni, molto spesso attivate dal solo volontariato, manifestano i propri limiti e rivelano che non possono farsi carico di un fenomeno così diffuso e capillare. E dunque il rischio che la mancanza di attenzione e la scarsa promozione e supporto alla rete dei servizi di aiuto si possa trasformare in disinteresse resta molto alto.
“Come per il Covid 19, non bisogna abbassare la guardia, il virus dell’indifferenza, della mancanza di sensibilità e rispetto verso le donne è sempre presente: è compito dell’intera comunità attivare tutti i presidi necessari per la tutela e la protezione, non dimenticandosi dei soggetti più deboli”.
Negli ultimi 5 anni sono state quasi 3mila le donne che si sono rivolte ai Centri antiviolenza in Umbria, quasi 300 cento nell’ultimo anno a Perugia e 230 a Terni.
Foligno è operativo ormai da una decina di mesi uno sportello d’ascolto per le donne vittime di violenza. Si tratta di un “Centro di aiuto alla vita”, comunemente conosciuto come Cav, ubicato all’interno dell’ospedale San Giovanni Battista, nel folignate. Il progetto, partito nei primi giorni di aprile, è stato promosso dal Comune di Foligno, dall’Usl 2 e dall’associazione “Liberamente donna” che ne gestisce il servizio. Una misura necessaria visti i “dati allarmanti sul fronte violenza domestica e di genere nel nostro territorio. Tante sono le donne che si presentano al pronto soccorso di Foligno ferite o malmenate e che continuano a negare per paura e vergogna”. Il Cav garantisce la totale privacy e riservatezza alle donne in difficoltà, offrendo un percorso di superamento e rinascita.
“Questo centro è molto importante e spero che rappresenti una speranza per tutte quelle donne che sono vittime di violenza e che le induca a denunciare gli abusi subiti”. Ad affermarlo, come riporta il Corriere dell’Umbria, è Luciana Collarini, consigliere del gruppo Lega Foligno, al termine della seduta della terza commissione consiliare avente per oggetto proprio il centro antiviolenza.
Presente in commissione l’assessore alla pari opportunità Paola De Bonis, che ha reso possibile il progetto. “A Foligno solo nell’anno da poco lasciato alle spalle ci sono state 176 consulenze e 19 donne sono state accolte nei centri antiviolenza residenziali di Terni e Perugia – spiega il consigliere Collarini -. Se ancora oggi continuiamo a contare le vittime è perché per molto tempo la politica ha sottovalutato questo problema, considerandolo un semplice capriccio delle donne. Negli ultimi anni c’è stata però un’inversione di tendenza e si è finalmente riconosciuto che esiste un problema. Una novità molto importante è costituita dalla legge ‘Codice rosso’ voluta dalla Lega, la quale prevede l’intervento dell’autorità giudiziaria entro 72 ore dalla denuncia per mettere in sicurezza la vittima di abusi. Ma ancora c’è tanto da fare. Ringrazio l’assessore Paola De Bonis per aver realizzato il progetto, io resto a disposizione della mia comunità e dell’assessore per qualsiasi cosa possa essere utile a debellare questa piaga sociale”.
I servizi offerti dal centro antiviolenza sono: ascolto e supporto telefonico e di persona (colloqui); accoglienza e definizione, percorsi di uscita dalla violenza; consulenza psicologica e legale; orientamento delle donne nella fruizione dei servizi pubblici, con particolare riferimento ai servizi sociali e sociosanitari e mediazione linguistica e culturale al bisogno. Il centro si trova in via dei Molini e riceve su appuntamento dal lunedì al venerdì (telefonando 24 ore su 24 al 3892114733). Si possono chiedere informazioni anche al numero verde regionale 800861126 o alla email: centroantiviolenza@gmail.com.