L’Umbria sempre più povera e senza futuro. Questo è quanto rivela il Prodotto interno lordo dell’Umbria, che come riporta il Corriere dell’Umbria, dal +0,6% del 2018 è passato allo 0,1% di quest’anno.
Il quotidiano pubblica la previsione contenuta nel Documento di economia e finanzia regionale 2020/2022 approvato dalla giunta il 30 luglio e trasmesso all’assemblea legislativa il frutto dell’elaborazione dei dati coingiunturali della Banca d’Italia, i numeri di Prometeia (società di ricerca economica delle banche) e lo studio sulle regioni dell’Ires (Istituto di ricerche ecnomiche e sociali) Toscana.
Da qui la stima del Pil, il termometro dello sviluppo economico complessivo che somma la produzione di beni e i servizi finali misurandolo in termini di valore di mercato. Il quadro messo nero su bianco dagli uffici di Palazzo Donini è di “una sostanziale stagnazione del prodotto interno lordo regionale al +0,1%”. Un dato in linea con la congiuntura nazionale che però, dato lo storico disastroso del Pil umbro, rappresenta un ulteriore passo falso. Il Pil Umbro dal 2008 al 2018 ha fatto registrare un -15,4%, dato record razionale secondo solo al -20,3% del Molise. Il calo nazionale nel decennio è del 4,3% (fonte rapporto Svinez 2019). Una distanza incolmabile.
Per il 2020 la stima è quella di una risalita del Pil allo 0,7%, ma si tratta di una previsione nuda e cruda, esclusivamente tabellate. Il valore complessivo del Pil in numeri assoluti è di 21.871 euro (stima al 2018, al netto dell’ennesimo calo), quart’ultimo su scala nazionale davanti solo a Basilicata (12.026) al citato Molise (5.785) e Valle D’Aosta (4.025).