Di Adriano Marinensi – Nel suo ultimo libro (La convivenza indispensabile) che l’Amico ed Uomo di scienza Franco Ferrarotti mi ha regalato (grazie Professore), c’è il testo di una mozione parlamentare – Lui primo firmatario – approvata durante la legislatura 1958 – 63. Non ci fosse stato quest’ultimo riferimento temporale, che la colloca lontana 60 anni, l’avrei scambiata per attuale. Anzi, politicamente lo è, perché, in taluni passaggi, disegna una figura d’Europa della quale stiamo cercando di definire il modello socio – politico. Erano quelli i tempi dei contingentamenti della CECA – lo scrivo soltanto per richiamare una pagina significativa della storia umbra – imposti alla siderurgia che ridussero, in modo pesante, l’occupazione all’Acciaieria di Terni.
Nella mozione si dice, tra l’altro, che “le attuali comunità economiche … sono del tutto insufficienti al raggiungimento dell’unità politica.”E ancora: “Tenuto conto della prossima riunione dei Paesi Membri … il Parlamento impegna il Governo a chiedere la stipula di un Trattato che istituisca il potere costituente del popolo europeo” (l’elezione a suffragio universale è del 1979). Questo obiettivo della federazione politica aveva ed ha lo scopo di “mettere fine irrevocabilmente – si legge nel documento – ai rinascenti nazionalismi” e nella convinzione che gli obiettivi “possono essere raggiunti solo se l’anacronistico sistema delle sovranità nazionali cede il passo ad una autentica comunità aperta a tutti i Paesi democratici d’Europa.”
Fin da allora, dunque appariva ben chiaro il pericolo dei revanscismi rattrappiti da basso impero, tornati minacciosi di moda oggi. Sono saliti in proscenio personaggi di poca fede europeistica che altezzosamente, seppure sotto velate forme, puntano a demolire l’idea di Europa, in nome di quei sovranismi i quali, in un infausto passato, hanno sconvolto il nostro Continente e il mondo. I pensatori illuminati, già mezzo secolo fa, operavano positivamente a sostegno di un progetto tendente a realizzare gli Stati Uniti d’Europa; in fuga dai condizionamenti dei“reticolati” che si vorrebbero riposizionare lungo i confini nazionali, in Italia, ad operadi alcuni pseudo statisti miranti alla sterile conservazione del loro personale potere. Sulla gretta posizione del graduato che preferisce rimanere Appuntato in paese che diventare Maresciallo in città.
Se l’Europa attualmente è in crisi di efficienza e ancor più di credibilità, ciò si deve anche alle posizioni antagoniste di costoro, molto somiglianti ai “coerenti devoti della statolatria nazionalista che si affrettano a dichiarare la crisi irrevocabile”, come scrive Ferrarotti nel suo libro. E aggiunge: “Cadendo in un paralogismo banale, si ricava il fallimento dell’Europa unita dalla mancanza di europeismo.” La contraddizione in termini logici e politici è palese. Occorre far prevalere il convincimento che l’obiettivo è superare la vecchia forma “borbonica” e costruire una dimensione sociale capace di porre al centro il cittadino. E ogni cittadino si senta europeo.
Alla superata contesa tra est ed ovest, se n’è sostituita un’altra tra nord e sud del Pianeta, dando luogo a fenomeni migratori che soltanto un “governo europeo” può affrontare con ordine e giustizia. Si legge nel libro: “La diversità delle culture non è più una opzione intorno alla quale discutere. E’ un dato di fatto, una realtà acquisita in un mondo sempre più multipolare e multietnico.“ Per quanto riguarda “i valori che entrano nella costituzione della coscienza europea”, eccone alcuni: “i valori dell’individuo” e quindi “i problemi propriamente umani” che vanno oltre lo sviluppo industriale e tecnologico; poi “l’uscita dalla mentalità dogmatica alla base di ogni fondamentalismo configgente con il pluralismo del vivere moderno.”La nuova Europa ha bisogno di un rapido passaggio “alla cultura come insieme di esperienze e di valori condivisi e convissuti … ed alla cittadinanza inclusiva.”
Interesse particolare – è soltanto per evidenziare qualche esempio – va rivolto alla rimozione delle sacche di indigenza esistenti nel nostro Continente, in antitesi assoluta con lo sviluppo degli ultimi anni. Attenzione merita anche la tutela dell’ambiente, un problema da affrontare con decisione e in forma unitaria. I risultati sono direttamente proporzionali all’efficacia di provvedimenti comunemente deliberati e quindi lontani da ogni logica settoriale. Dare maggiore forza democratica alle Istituzioni e ridurre il potere della burocrazia sono altri temi che richiedono spirito di collaborazione, per accrescere la celerità amministrativa e ridurre i costi della politica, destinando maggiori risorse alla giustizia distributiva.
L’Italia, in particolare ha assoluta necessità d’essere governata da forze politiche in possesso di un retroterra culturale e storico che ne ispiri l’azione e qualifichi la democrazia; altrimenti si incorre in giudizi quale quello espresso, nei giorni scorsi, dal F. M. I. che – accomunandoci alla Brexit – ha definito il nostro Paese “una zavorra per l’Europa”. In un clima di collaborazione e non di scontro, occorre cercare, con estrema urgenza, la soluzione dei problemi occupazionali, per ridare speranza ai giovani che, in Italia soprattutto, hanno perso la fiducia nelle Istituzioni. Abbiamo bisogno di riconquistare autorevolezza all’estero e operare coerentemente per costruire l’Unione dei popoli e non alimentare rivalità, divisioni, egoismi, che sono nemici della solidarietà e della mutua assistenza internazionale.
Altrove (nel saggio Potere e Autorità), Ferrarotti scrive pure della società di oggi “irretita da un pugno di signori dell’etere che può esercitare un potere planetario, discrezionale, forse incontrollabile”. Sono proprio “i signori dell’etere” spesso ad orientare l’opinione pubblica, manipolando il consenso ad uso dei politici senza politica, senza dottrina, di bocca buona, arruffapopolo sempre in esposizione mediatica. Costoro (numerosi in Italia) si nutrono di voti (a prescindere) e per arraffarli usano Machiavelli e quel suo il fine (cioè la conquista della potestà discrezionale, appunto) giustifica i mezzi.
La mia conclusione – dedicata ancora all’Unione Europea, così com’è al presente e dev’essere ancor migliore nell’immediato futuro – non è certo in odore di sentenza. Al contrario, si lega alla prossima occasione elettorale e ci consiglia di esprimere, nelle urne, un dissenso totale verso i portatori di vecchie concezioni autarchiche, imperiose, concettualmente ostili, “mettendo fine irrevocabilmente – come ammonisce il prof. Ferrarotti – ai rinascenti nazionalismi.”L’obiettivo non può che essere l’integrazione di una pluralità di Stati federati , di organismi sovranazionali e soprattutto di popoli, organizzati nella dimensione politica, sociale e culturale capace di star dietro e dentro i veri contenuti del nuovo umanesimo mondiale.