Incomprensibili le proteste dei pacifisti italiani che auspicano un disarmo unilaterale
di Bruno Di Pilla
E’ incomprensibile l’atteggiamento di chi, in Italia, auspica un disarmo unilaterale. Mentre Putin massacra ogni giorno il disgraziato popolo ucraino e minaccia il ricorso a micidiali ordigni nucleari, consistenti frange di pacifisti si ostinano ad invocare il dialogo e fantomatici negoziati con l’erede di Stalin. Oltre a Nord Corea e Iran, tirannie armate sino ai denti, incute paura anche il Dragone cinese, alleato e “amico senza limiti” di Mosca. Xi Jin Ping, Presidente dello sterminato Paese asiatico, si vanta di avere un formidabile arsenale bellico, alla cui ulteriore crescita destina annualmente oltre il 7% del PIL nazionale.
Al cospetto di questi colossi autocratici, unicamente protesi a rafforzare il dominio politico-economico sui più piccoli e vulnerabili Stati del mondo, sono autolesionistiche le proteste di quanti strillano contro il Governo Meloni e il Ministro della Difesa Guido Crosetto, che sta giudiziosamente potenziando, a scopo difensivo, tutti i settori delle Forze Armate italiane. Allarmati dalla crescente aggressività di Cina, Russia, Iran e Nord Corea, cui strizzano l’occhio anche India, Brasile e Sud Africa, non a caso membri del patto BRICS, i Presidenti di Francia, Germania e Polonia hanno deciso, a Berlino, di serrare i ranghi elevando la soglia dei reciproci accordi, a fini di deterrenza, nella produzione di armi.
Consapevoli dei rischi che correrebbe l’Europa, se l’Ucraina venisse sconfitta, Macron, Scholz e Duda invieranno massicci aiuti a Kiev, pur astenendosi dall’intervenire direttamente nel conflitto, mossa che scatenerebbe la terza guerra mondiale. Lo scenario è fosco, inutile illudersi. Ma altrettanto evidente è la necessità che i liberi e democratici Paesi comunitari non si lascino sorprendere dall’arroganza dei dittatori.