Trenta detenuti del Reparto Nilo del carcere di Santa Maria Capua Vetere, dove il 6 aprile 2020 avvennero violenti pestaggi di reclusi da parte della Polizia Penitenziaria, sono stati trasferiti in altre carceri campane (Carinola ed Ariano Irpino) ed in istituti di altre regioni (Modena, Civitavecchia e Perugia).
La decisione è stata presa dal Dap d’intesa con la Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere; si tratta di detenuti vittime delle violenze ma non tutti hanno però denunciato. La decisione sul trasferimento fa il paio con quella di sospendere 25 agenti che non erano stati attinti da misura cautelare, pur essendo indagati, e che sono rimasti a lavoro nel carcere casertano a contatto con detenuti vittime dei pestaggi dell’aprile 2020.
Il gip parla di “orribile mattanza”. Otto persone in carcere e 18 ai domiciliari, tra cui il comandante del Nucleo operativo traduzioni e piantonamenti del Centro penitenziario di Napoli Secondigliano e il comandante dirigente della Polizia penitenziaria di Santa Maria Capua Vetere. Una misura interdittiva è stata notificata anche al provveditore delle carceri della Campania: per la procura sarebbero stati manomessi 5 spezzoni dei filmati delle telecamere di sorveglianza. I maltrattamenti risalgono al 6 aprile 2020, dopo la rivolta nell’istituto penitenziario del Comune campano.
Il Sindacato autonomo polizia penitenziaria (Sappe) sostiene che le misure cautelari sono “provvedimenti abnormi considerato che dopo un anno di indagini mancano i presupposti per tali provvedimenti, ossia l’inquinamento delle prove, la reiterazione del reato ed il pericolo di fuga. Confidiamo nella magistratura perché la polizia penitenziaria, a S. Maria Capua Vetere come in ogni altro carcere italiano, non ha nulla da nascondere”. Il segretario generale del S.PP. (Sindacato Polizia Penitenziaria) Aldo Di Giacomo dal canto suo parla di “un provvedimento sproporzionato rispetto ai fatti specie se si pensa che è praticamente impossibile che ci possa essere stata una regia occulta dell’operato di 52 persone tutte insieme. I fatti vanno contestualizzati alla fase storica coincisa con l’emergenza pandemica tra le più buie della storia degli istituti penitenziari italiani che ha registrato l’esplosione a catena di rivolte sino ad ipotizzare, in questo caso con una serie di indizi chiari oggetto di inchieste giudiziarie, una regia criminale”. Anche il segretario della Lega, Matteo Salvini, si schiera con gli agenti: “Mi sto informando sugli arresti degli agenti della Polizia penitenziaria a Santa Maria Capua Vetere che repressero una delle troppe rivolte nelle carceri italiane. Che a essere arrestati siano i poliziotti che hanno difeso se stessi e il proprio lavoro è bizzarro. Poi si è innocenti fino a prova contraria, però a me piacerebbe che ci fosse più rispetto per il lavoro delle forze dell’ordine”.
Segue l’annuncio di una visita a Santa Maria Capua Vetere giovedì “per portare la solidarietà, mia, della Lega e di milioni di italiani, a donne e uomini della Polizia Penitenziaria”.
Intanto anche la polizia penitenziaria è preoccupata dal clima di odio che si sta profondendo nei confronti degli agenti. “Dopo i raccapriccianti fatti di Santa Maria Capua Vetere, si susseguono gli striscioni e i comunicati diffusi anche da frange eversive e inneggianti all’odio verso il Corpo di polizia penitenziaria e suoi singoli appartenenti. Il clima è sempre più pesante e pericoloso” afferma Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria, commentando gli striscioni e le note che inneggiano all’odio e all’isolamento delle ‘guardie carcerarie’. “Per questo ci rivolgiamo alla parte buona della società, alla politica e al Governo chiedendo di creare un cordone di solidarietà e protezione nei confronti della Polizia penitenziaria, che rimane una forza di polizia sana e indispensabile per l’ordine democratico e la sicurezza dei cittadini. La storia del nostro Paese insegna, nostro malgrado, che quando si è isolati si è fortemente esposti agli attacchi della criminalità, che non di rado colpisce mortalmente”.
Il ministero della Giustizia ha fatto sapere di seguire con “preoccupazione” gli sviluppi dell’inchiesta. “La ministra Marta Cartabia, e i vertici del Dap – sottolinea una nota di via Arenula – rinnovano la fiducia nel corpo della Polizia Penitenziaria, restando in attesa di un pronto accertamento dei gravi fatti contestati”.