Di Adriano Marinensi – A volerla fare una sorta di rassegna stampa sugli ultimi avvenimenti, di differente interesse, registrati dalle parti dell’Interamna e dintorni, un po’ di materiale si trova.
Cominciamo da Narni scalo dove continua il tira e molla sulla storica ex Elettrocarbonium, tra scioperi, incontri al Ministero (con i privati addirittura assenti), notizie nere e grigie, che non lasciano intravvedere la quadratura del cerchio. Una quadratura dalla quale dipendono i destini di un buon numero di lavoratori e quindi meriterebbe maggiore serietà da tutte le parti in causa.
Ogni volta che, a Terni, si parla dei problemi dell’economia, molte sono le diagnosi e altrettante le cure prescritte per i cosiddetti settori tradizionali: siderurgia e chimica. Un po’ meno d’attenzione è riservata al turismo ed alle sue potenzialità. Per esempio, Piediluco ed il suo lago, tra i più belli dell’Italia centrale, con quell’appendice di lusso chiamata Cascata delle Marmore. Lasciamo perdere l’eterna questione del risanamento idrico. Almeno la “passeggiata” lungo il bagnasciuga, ai piedi del borgo, la vogliamo completare ? E quella a monte, quando ? Il dissidio Comune – FIC, per la manutenzione del Centro remiero nazionale sembra appianato. E l’appalto per l’Ara marina assegnato. Ora, vediamo di venire a capo anche della rimessa in funzione del vecchio Canottaggio CLT, sul quale pare si siano accesi i riflettori censori dei paladini del non fare, che sparano diffide a nome dell’ambientalismo del no. Altra speranza, per lungo tempo vana, riguarda la ristrutturazione dell’albergo vista lago che oggi fa brutta mostra di sé proprio sulla piazza principale del “ridente” (mica tanto!) centro storico.
Pare stia andando alla deriva quello che è ormai un “vascello fantasma”, alias Polo universitario ternano. In discordanza palese le opinioni del Comune e dell’Ateneo perugino, il cui Rettore, nella conca, riceve sempre meno l’appellativo di Magnifico. La casa madre – è questo il recente invito perentorio dell’Assessore municipale – “giochi fino in fondo la partita, con coraggio e creatività, rilanciando con risorse e investimenti freschi. Altrimenti, dopo il declino, ci sarà la chiusura”. Dunque, per quello che avrebbe dovuto essere il fiore all’occhiello della città e il volano di nuova cultura per la bassa Umbria, c’è un avvenire che prefigura la scomparsa. E’ il caso di interessare “Chi l’ha visto ?”
Non accenna a ricomporsi il vulnus tra la Diocesi e gli irriverenti contestatori, i quali hanno impedito la Processione con le reliquie di S. Valentino, durante le celebrazioni liturgiche della festa del Patrono. Il Vescovo la sua mano l’ha tesa, scrivendo una lettera di conciliazione, rimasta purtroppo, almeno al momento, senza riscontro alcuno. E quelli sul Colle valentiniano continuano a chiamarli fedeli.
C’è un indicatore che si è messo in testa la corona di sovrano assoluto dell’economia. Si chiama P. I. L. Detta i tempi e i ritmi della crescita e della depressione, misura la salute e la malattia del sistema produttivo e dei suoi riflessi sulla ricchezza d’ogni comunità. Finché non sarà detronizzato, governerà da despota. Dicono dalle parti della CGIL : “Dal 2008, la nostra regione ha perso il 15% del P. I. L”. Il dato quindi è da allarme rosso, aggravato dalle “80 mila persone che hanno perduto il lavoro o sono in cassa integrazione”. E quando l’Umbria piange, come al solito, Terni non ride.
Se l’informator non fu mendace (talvolta, sull’argomento, lo è stato), qualcosa si sta muovendo nell’area industriale ex Polymer. Si tratta del sito dove s’erano innescate grandi speranze riguardanti la chimica verde. Poi, più non leggemmo avanti. A fare da ostacolo una vertenza antica che ora mostra segni di soluzione. Siccome, per anni ormai, le speranze hanno giocato sull’altalena insieme alle illusioni, allora sarà il caso di prendere le novità con le molle, per non ritrovarsi, per l’ennesima volta, i carboni accesi in mano.
Nel mentre nei paraggi della Fondazione CARIT andava (penosamente) in scena la ricusazione dei candidati del Sindaco, voci autorevoli si sono alzate a chiedere un impegno di maggior peso della Fondazione stessa a sostegno della depressa realtà ternana. C’è stato chi addirittura ha giudicato il ruolo odierno come “approccio ottocentesco” allo stato di crisi del territorio. Speriamo che ai due candidati in lotta per la conquista della “facoltosa” poltrona di Presidente, siano fischiate le orecchie. Al piano nobile di Palazzo Montani Leoni, in Corso Tacito, si conserva un tesoro degno di Paperon dé Paperoni. Sarà il caso – sostengono coralmente le anzidette voci – di farne un uso di strategica utilità per “oliare” meglio i meccanismi dello sviluppo.
Intanto si è acceso il fuoco sacro nel tempio della politica. Tema: quale posizione deve assumere Terni nel confronto costitutivo della futura macroregione. Si va dicendo che, soprattutto nella partita con Perugia, è ora di giocare per vincere (quella pallonara l’abbiamo persa, seppure per il rotto della cuffia). Aumentano i sostenitori che vorrebbero togliere “cenerentola” dalle grinfie prevaricanti della “matrigna”. Buttando magari un occhio languido verso Roma. Ora, mi permetto di scrivere – visto che Rieti, ha avuto rapporti con la nobile città eterna, sin dai tempi di Romolo e del ratto delle Sabine; considerati gli scarsi vantaggi ricavati dall’orbitare attorno a quel sole, mi azzardo a concludere che, all’interno della futura macroregione, più consono può essere un matrimonio di minor lustro, ma di maggiore torn7aconto.
Dalle finestre del Comune di Terni, trapelano (all’incontrario) spifferi deleteri alla salute della maggioranza. Le “Liste civiche”, che, al momento elettorale, hanno fatto da puntello alla candidatura del Sindaco, si sono espresse in questo modo: “Non ci sono più le condizioni per sostenere l’attuale azione amministrativa, in quanto insufficiente”. Un liscioebusso mica da poco, che sa tanto di disimpegno prossimo. Con l’effetto devastante di una fermata pericolosa a metà del viaggio e in mezzo alla strada.
Un gruppetto di ragazzini discoli è stato sorpreso, con il sorcio in bocca e le bombolette spray in mano, mentre era dedito allo stupido sport dell’imbrattamuro. Il solito comportamento degno di sanzione a norma di legge. Magari con l’aggiunta salutare – la mia è una ripetizione, lo so – di una sostanziosa fracca di cintate nella parte molle del corpo dove non batte il sole. Così da costringerli a mangiare in piedi almeno una mesata.