E’ in atto un processo di trasformazione radicale per quanto riguarda le aziende partecipate in Umbria.
Un cambiamento che comporta l’uso di forbici e pesanti mannaie.
Già un mese fa l’assessore regionale alle Riforme Antonio Bartolini aveva annunciato in un’intervista al Messaggero: “Tra partecipate dirette ed indirette la Regione Umbria uscirà da oltre 30 società, oltre a quelle già chiuse o raggruppate”.
L’assessore aveva nell’occasione ricordato che è proprio la legge Madia ad imporre l’alienazione o la liquidazione delle società che non svolgano una funzione di interesse generale.
Aveva quindi sottolineato che la Regione “rimarrà in tutta una serie di società (si contano sulla mano) strategiche”, parlando di alcune.
Per la Sase – aveva specificato Bartolini – “dobbiamo rafforzare funzionalmente questa società”.
Per Umbria-digitale aveva poi ricordato che “si è svolta una importante opera di razionalizzazione, che ha portato ad un equilibrio economico-finanziario e al rilancio”.
Su Umbria Mobilità l’assessore si è così espresso: “la Regione si è fatta carico di una situazione deficitaria”, ricordando la “razionalizzazione tramite l’individuazione di Busitalia che ha assunto l’esercizio e investito seriamente nel trasporto locale”.
Per quelle regionali la Corte de Conti ha evidenziato “la necessità di intraprendere in maniera sempre più efficace il sistema dei controlli e un processo di consolidamento dei conti che rilevi anche quelli degli enti stgrumentali e delle società partecipate”.
Ma se ci sono partecipate da “controllare”, nove saranno le partecipate comunali da tagliare.
Nel capoluogo le 10 partecipate in piedi, di cui due in liquidazione (SìEnergfia e Perugia Rete), resteranno così come sono, a parte una cessione obbligatoria nel caso di trasformazione di Umbria mobilità tpl e mobilità in agenzia dei trasporti, come peraltro previsto dai piani della stessa partecipata (l’amministratore unico Bufaloni sta verificando gli eventuali risparmi – ipotizzati in 14 milioni – all’agenzia delle entrate).
Per il resto Gesenu e Umbria Acque non si toccano, così come le partecipazioni in Sase (nella società di gestione dell’aeroporto ha il 5%), Minimetrò, Conap, Umbria digitale e Teatro Pavone srl.
Formalmente sono in piedi dieci partecipate dirette del Comune di Terni, con tre di controllo.Per effetto della delibera del 20 settembre scorso si dovrebbe passare a quattro.
Farmacia Terni va verso l’alienazione al 100%.
Poi tre liquidazioni e due cessioni (la quota dell’Interporto Centro Italia e l’addio della quota in Umbria Energy attraverso la controllata Asm) per una razionalizzazione non esente da polemiche.