Già Aristotele e Platone, nell’antica Grecia, esecrarono le dittature liberticide
di Bruno Di Pilla
Oggi più che mai, per contrastare l’aggressività delle tirannidi russa, cinese, iraniana e nord-coreana, le democrazie occidentali debbono respingere con fermezza la dottrina hegeliana dell’onnipotenza dello Stato, suprema incarnazione dello spirito del popolo, che non lascia scampo alle libertà individuali dei cittadini.
Così come negatrici di ogni spazio vitale sono le teorie assolutiste di Thomas Hobbes, la cui lotta allo stato di natura (“bellum omnium contra omnes”, la guerra di tutti contro tutti) si risolve nel trasferimento dei diritti naturali dei singoli all’autorità governativa, cui i consociati, nel loro stesso interesse, hanno l’obbligo di prestare incondizionata obbedienza, in base a rinunce volontarie che pongano fine alle cruente lotte fratricide.
Le nazioni del mondo occidentale, “figlie” del pensiero liberale e tollerante di Locke, Rousseau e Montesquieu, rifuggono dalla tentazione di considerare il cittadino asservito alle finalità di dominio del sovrano o dello Stato, tutelano il “laissez-faire” economico e politico dei residenti, vietano nelle Costituzioni ogni abuso di potere dei rappresentanti del popolo e ne affidano l’elezione periodica a variabili maggioranze numeriche.
Fu proprio il barone di Montesquieu Charles de Secondat, nel XVIII secolo, a tracciare la fondamentale tripartizione dei poteri statali (legislativo, esecutivo e giudiziario) che avrebbe contrassegnato per sempre le nostre libere democrazie rappresentative contro ogni forma di assolutismo.
Già nell’Atene del IV secolo a.C., in verità, Platone respinse ogni teoria oggi riconducibile al superomismo di Nietzsche e delineò la composizione in tre classi dello Stato ideale: quella “legislativa” dei filosofi, in qualche modo paragonabili agli odierni deputati e senatori, e le altre dei soldati e dei produttori, rispettivamente incaricati di dare esecuzione alle decisioni dei più colti concittadini e di curare il benessere economico della società con una giusta ripartizione di beni, salari e profitti.
Più tardi Aristotele, identificando lo Stato con la pòlis greca, teorizzò le tre celebri forme di governo finalizzate al perseguimento della giustizia: monarchia, aristocrazia e democrazia, ognuna delle quali purtroppo soggetta alla degenerazione in tirannide, oligarchia e demagogia. Proprio questi sono i tumori maligni che affliggono molte comunità del XXI secolo?