Finale con festeggiamenti per il magnifico attore e per i musicisti della cameristica
di Stefano Ragni
Tutta la meditata esperienza di Francesco Bolo Rossini per un pomeriggio che gli Amici della musica, ieri, hanno voluto dedicare al progetto che da anni è dedicato al coinvolgimento delle famiglie nel fascino della spettacolo sonoro. Con le operine al teatro di san Sisto, negli anni passati, sono stati coinvolti innumerevoli nuclei di grandi e piccini e ora si punta più in alto, alle definizione di un piano di condivisione più consapevole. Per questo la presenza in pedana nel delizioso contenitore del teatro della Sapienza vecchia del grande attore e regista perugino, protagonista di avventure del pensiero con i grandi dei nostri tempi, da Placido a Popolizio, Ronconi e Bellocchio ha garantito il raggiungimento di un livello espositivo degno delle migliori occasioni. Del resto evidenziare come l’interdisciplinarietà delle arti sia indispensabile alla ricezione delle espressioni in cui si manifestano era l’esigenza del gruppo di lavoro composto dai tre musicisti firmatari del programma, Frondini, Olevano e Ramadori. Competenze, le loro, cresciuta sul campo fin da quando, anni lontani nelle esperienze del Quintetto Kandinsky e nei primi passi di Tetraktis. I ragazzi di allora sono oggi stimati professionisti, insegnano in Conservatorio e suonano dovunque, ponendosi a testa di una produzione che ora è indirizzata verso le generazioni di adolescenti. Bisognosi, data la palesa latitanza della scuola, di un apprendimento musicale che si deve maturare negli anni della formazione.
Sotto il marchio dell’Orchestra da Camera di Perugia, e il sostegno della Fondazione Perugia Musica Classica dunque questo Family Concert che si è svolto in due emissioni, alle sedici e trenta e alla diciotto, con un Bolo Rossini che non ha perso un grammo di voce e ha modulato la sua dizione distesa e sonora in una placida emissione dei gioielli della letteratura italiana che tutti condividiamo, cercando all’interno di ogni testo quelle risonanze che lo rendono appetibile alla musica. Si trattava infatti poi di offrirsi al rivestimento sonoro dei componenti del Quintetto a fiati dalla orchestra perugina per sottolineare quello che era il tema dell’incontro: la pregnanza della parola. Prosa, poesie e prosa poetica come ha precisato sin dall’inizio Bolo Rossini, un tessuto di dolcezza che deve calare, come miele, sui suoni disposti ad accoglierle. Naturalmente è questione di equilibrio dei volumi, dato che il quintetto suona in acustico e la voce è amplificata, ma i risultati sono stati raggiunti.
Certo, noi avremmo preferito che la voce e il complesso musicale non si fossero sovrapposti, proprio per gustarci la bellezza delle musiche proposte e la ricchezza del ruolo del recitante, anche perché i pezzi scelti venivano eseguiti in forma veramente godibile. Ma accettiamo con piacere anche questa soluzione, ricordandoci che Omero, come viene effigiato, si accompagnava con la lira.
L’Infinito di Leopardi ha aperto lo zibaldone di testi e per un uomo di spettacolo abituato anche alla pellicola cinematografica e alla televisione è facile ricordare le versioni topiche di Gasman e di Carmelo Bene, risonante la prima, bislacca, ma fascino la seconda. Bolo ha una sua corda di recitazione che si vale di una messa di voce sobria, spoglia, casta. Un piccolo incantesimo che rotola velocemente sulla musica di Ravel vero un altro tema, quello scoppiettante e blasfemo di Palazzeschi, alla ricerca dei brandelli di parole che restano come scampoli tra i versi “alti”. Materiale di scarto che compone il “Lasciatemi divertire” sottolineato dalla “Petite offrande” di Nino Rota. Il montaliano “Meriggiare pallido, assorto” crudo in una proposta vocale disincantata è contrappuntato dalla musica sempre antipatica di Jacquee Ibert, mentre le delizie di Marcovaldo e i suoi tormenti estivi a Milano si valevano dei frammento del preziosissimo Quintetto di Respighi. I due Shakespeare sparati sulla platea come lampi improvvisi: il monologo di Romeo, bellissimo e il dubbio di Amleto, mentre scorrono le musiche di Prokofiev e di Morricone. Quando decide poi di divertirsi nel finale a fuoco d’artificio Bolo tira fuori due monologhi di Petrolini da Gigi il Bullo e da Gastone. E canta la musica originale, con gli strumentisti che si fanno coinvolgere nel gioco trascinante della satira.
Finale con festeggiamenti per il magnifico attore e per i musicisti della cameristica che erano Claudia Bucchini, Simone Frondini, Francesco Zarba, Stefano Olevano e Paolo Rosetti. Appuntamento a marzo e aprile con i temi della danza e della Canzone, con Tetraktis e Quintetto di ottoni della cameristica perugina,