L’americana non era presente in aula. Nuova udienza il 5 giugno con relativa definitiva sentenza
Il procuratore generale Ettore Squillace Greco ha chiesto la conferma della condanna a tre anni per Amanda Knox, accusata di calunnia nei confronti di Patrick Lumumba, che nel novembre del 2007, quando a Perugia venne uccisa la studentessa inglese Meredith Kercher era titolare del pub Le Chic e datore di lavoro dell’americana.
La richiesta è stata pronunciata nell’ambito del processo d’appello bis, a Firenze, dopo che la difesa della Knox ha ottenuto un rinvio dalla Cassazione per presunte violazioni del diritto di difesa quando la Knox, in stato di fermo, accusò Lumumba, che venne a sua volta arrestato, ma poi rilasciato perché un testimone riferì che in quelle ore era al lavoro.
Le dichiarazioni contenute nel memoriale che l’americana scrisse prima di essere trasferita in carcere, sono state al centro della disputa con la Procura Generale.
Per la difesa Amanda non era lucida quando lo scrisse, perché “sotto pressione per le accuse che venivano rivolte contro di lei”.
In aula, davanti ai giudici della Corte d’Assise d’Appello Amanda Knox non è comparsa di persona in udienza, ma è stata rappresentata dai suoi avvocati che hanno chiesto l’assoluzione dall’accusa di calunnia.
Nuova udienza il 5 giugno con relativa definitiva sentenza.