di AMAR – In Umbria, a Città di Castello, ci sono due iniziative culturali private, destinate ad uso e servizio pubblico: la Biblioteca intitolata ai coniugi Scotto di Tella e la Mostra permanente delle opere del Maestro Maria Luisa Crocione. Le ha promosse il figlio prof. Luca per onorare la memoria dei genitori. Perché – lo afferma Cicerone – “la vita degli estinti è riposta nel ricordo dei vivi”. Oppure così “non omnis moriar”, secondo Orazio. Lo Scotto di Tella senior (Pietro Paolo) fu, come me, Funzionario delle Dogane e sta nel mio pensiero per un evento singolare, legato ad una vicenda che, quando accadde, fece enorme scalpore. L’Italia intera ne rimase percossa e attonita.
L’Ispettore miliardo della Dogana di Terni, Cesare Mastrella, che aveva “usurpato” allo Stato un mucchio di milioni di lire, quando i milioni valevano una fortuna, venne arrestato a fine 1962 e processato durante i primi mesi del 1963. Il pandemonio prodotto nelle alte sfere della burocrazia da quella vistosa sottrazione, gli valse la cosiddetta (esagerata) “condanna esemplare” e nelle patrie galere morì. Il Tribunale lo accusò di una lunga sfilza di reati, commessi nel “perseguimento del disegno criminoso”. E siccome – diceva Totò – è la somma che fa il totale, il totale della pena fu per lui affliggente.
Nell’aula di giustizia andò in scena uno spettacolo surreale, con la partecipazione straordinaria di insigni principi del foro, degli inviati speciali dei principali organi di informazione nazionale e una ridda di testimoni, chiamati a diverso titolo, per sostenere l’accusa. Che non aveva alcun bisogno di sostegno in quanto l’imputato se l’era cucita addosso, confessando l’addebito. Tra i testi ve ne fu uno che, richiesto dalla Corte di declinare le generalità, destò una vaga sorpresa tra i presenti. Disse: Sono il dottor Pietro Paolo Scotto di Tella. E non avrebbe potuto dire diversamente, perché quelli erano la qualifica e il suo nome e cognome. Anzi, per completezza, avrebbe dovuto aggiungere nobiluomo della stirpe dei Douglas di Scozia.
Persona di prestigio il collega Scotto di Tella, in possesso di elevate capacità intellettuali e di virtù morali, come era d’uso scrivere sulle “note di qualifica” della P.A. Due lauree in Economia e Commercio e in Giurisprudenza, realizzò un curriculum di riguardo: da Agente della Polizia di Stato in gioventù, a Sottotenente di Vascello nella Marina Militare, a Direttore di Dogana e infine Dirigente generale al Ministero del Tesoro. Nei suoi trascorsi trovano posto numerosi attestati e benemerenze, compreso il titolo di Commendatore al merito della Repubblica. Ed un premio al valor civile (medaglia d’argento) per l’ atto di coraggio durante un incendio, a Roma.
Fu chiamato a deporre in quanto, tra i numerosi incarichi, nella carriera militare e civile, ebbe la ventura di prestare servizio alla Dogana di Terni, durante la “bizzarra” gestione dell’Ispettore miliardo. Non fu di grande aiuto alla trattazione della causa in quanto lui, con i maneggi in questione, non c’entrava affatto. Oggi, quella fugace presenza verrebbe definita una “comparsata”. Da totalmente estraneo ai fatti, pagò lo stesso un prezzo in termini di temporanea sospensione dall’ufficio e d’immagine al cospetto dell’opinione pubblica. Non era un funzionario qualunque e questo lo espose a particolare attenzione. Ora sopravvive nella rimembranza, a Città di Castello, insieme alla consorte Maria Luisa, anche lei discendente da nobile famiglia (umbra di Amelia), oltre che pittrice di talento, laureata all’Accademia di Belle Arti di Roma.