Per ora sarebbe di circa 10 milioni di euro il valore dei sequestri preventivi eseguiti finora dalla Guardia di Finanza e disposti dal Gip del tribunale di Perugia facenti capo all’inchiesta “Spazzatura d’oro”. Un primo bilancio parla di 15 fabbricati delle aziende messi sotto sequestro. Inoltre dalle intercettazioni ambientali fatte dalla Forestale diretta dal comandante regionale Guido Conti sarebbe emerso che “l’unico scopo di Gesenu sarebbe stato ricevere quanti più rifiuti possibile per ottenere profitti e la consapevolezza della non corrispondenza del compost a parametri di legge con conseguente falsificazione dei dati di analisi del compost stesso”.
Inoltre in base alle carte dell’inchiesta della Dda su un presunto sodalizio finalizzato alla gestione illecita di rifiuti che ha portato all’arresto di Giuseppe Sassaroli e a sequestri preventivi -, dal 2009 sarebbero “progressivamente aumentati i quantitativi di rifiuti organici ricevuti anche da regioni del Sud Italia e in particolare dalla Campania”, quindi “con implicazioni commerciali non indifferenti che hanno permesso un introito economico a favore della società ma non della comunità di Perugia”.
Ma la cosa che sembra indignare di più i cittadini di Perugia è il fatto che a fronte degli obblighi per dividere e differenziare la spazzatura, molti dei prodotti selezionati tornavano in discarica. Una presa in giro che porterebbe ora ad una azione legale contro la Gesenu, magari organizzandosi in una comune class action.
il Comune ha incaricato un pool di legali di alto livello, tra questi gli avvocati Giuseppe Caforio e Francesxo Falcinelli che si sono insediati ufficialmente ed hanno preso visione dei documenti del fascicolo dell’inchiesta per verificare assieme all’attuale dirigenza l’opportunità di ricorrere al RIesame, allo scopo di poter garantire alla Gesenu di continuare nella sua operatività che attraverso la Gest la tua è la Sia esercita la sua attività in 43 comuni.