“Sono particolarmente contento di vedere questa aula piena di studenti delle scuole medie superiori. Sto girando tutte le scuole d’Italia da Agrigento a Bolzano e mi accorgo che c’è anche quest’Italia. L’Italia dei nuovi martiri, quella dei presidi e degli insegnanti che lavorano e s’impegnano tanto e grazie a loro forse il Paese ce la può fare”. Così ha esordito Ivano Dionigi, latinista, già rettore dell’Università di Bologna, e professore ordinario di Lingua e Letteratura Latina, presidente della Pontificia Accademia di Latinità, in occasione della presentazione del suo ultimo libro “Il presente non basta. La lezione del latino” (Mondadori) che si è svolta ieri mattina presso Palazzo Gallenga dell’Università per Stranieri di Perugia.
“Vorrei non direttamente dimostrare l’utilità del latino – ha sottolineato Dionigi – e dei classici non con dei principi e affermazioni complicate ma con delle prove chiare. Il latino ci dice che non c’è solo il presente. Si scrive latino – aggiunge Dionigi – ma si pronuncia greco, italiano, storia, lingue. Il latino – continua Dionigi – così inteso ha una sua specifica e insostituibile utilità. E non è un fossile, un rottame del passato da confinare in un ragnateloso museo. Ma anche il latino è proiettato al futuro e ci serve per gli anni a venire”.
In questo nuovo libro il prof. Dionigi ci aiuta a captare tre dimensioni ed esperienze: il primato della parola, la centralità del tempo, la nobiltà della politica. “Tre lezioni – ha spiegato il prof. Dionigi – che si nutrono di “latini” diversi e complementari. “Parlare di primato della parola richiama alla mente il latino della bibbia a cominciare da quel «In principio creavit Deus caelum et terram» cui fa eco l’incipit del Vangelo di Giovanni: “In principio erat Verbum”; la centralità del tempo evoca sia la sapienza filosofica del “cotidie morimur” di Seneca (“si muore ogni giorno”: tutte le espressioni latine sono accuratamente tradotte nel testo) e del «carpe diem» di Orazio, sia gli stili diversi per narrare la storia usati da Cesare, Svetonio e Tacito; parlare poi di nobiltà della politica, di dignità e decoro nel gestire la res publica significa chiamare a raccolta Cicerone e la sua capacità di calare la filosofia nel tessuto sociale quotidiano”.
All’incontro sono intervenuti il Magnifico Rettore dell’Università per Stranieri di Perugia il prof. Giovanni Paciullo che ha sottolineato l’importanza della tematica dell’attenzione al passato che è stata la linea che ha caratterizzato il suo impegno di grande studioso del classico. Ad introdurre il grande latinista è stato il prof. Giulio Vannini, docente di Lingua Latina alla Stranieri. “Si tratta – ha detto Vannini – di un libro di un intellettuale che s’interroga sulla nostra eredità culturale o meglio sul rapporto che esiste fra noi e la nostra eredità culturale. Dionigi – continua Vannini – è preoccupato da un divorzio, quello delle parole dei “verba”, dalle cose, dalle “res”, è preoccupato anche dal diffondersi di una cultura che tende a non riconoscere il vero significato di passato e di classico. Un lavoro che non è indirizzato solo ai classicisti, ma soprattutto alle nuove generazioni, ai docenti e alla classe politica, ma anche per i curiosi per fare scoprire loro gli influssi, e tutte le curiosità che le parole nascondono. La riflessione che Dionigi conduce nel libro parte sempre dai “verba”per illuminare le parole, le cose in un confronto continuo con la storia”.