L’istanza di risarcimento è stata avanzata dai legali di parte civile
Per la morte di Vincenzo Bosco, il 39enne deceduto al Santa Maria della Misericordia il 22 aprile 2022, la famiglia chiede all’ospedale un milione e mezzo di risarcimento.
Vincenzo doveva sottoporsi a un intervento di routine al naso. Al momento di iniziare la procedura per l’anestesia, il 39enne aveva iniziato a sentirsi male.
Sospese le procedure, Bosco era stato sottoposto ad accertamenti che avevano evidenziato la presenza di un ago da insulina in un bronco. Un corpo estraneo che, secondo i consulenti della Procura della Repubblica di Perugia che hanno compiuto le indagini, avrebbe complicato un quadro clinico già critico.
Rischiano il processo per omicidio colposo quattro anestesisti e tre otorinolaringoiatri che hanno avuto in cura il 39enne romano e – secondo l’accusa – hanno omesso di sottoporlo ad esami che avrebbero sconsigliato l’intervento chirurgico.
Bosco, infatti, aveva un ago nei polmoni che poteva essere individuato con una radiografia al torace. In ospedale era anche risultato positivo al covid-19, circostanza non comunicata agli anestesisti.
Il 39enne morì pochi giorni dopo l’anestesia per una grave insufficienza respiratoria.
I familiari, tramite l’avvocato Sara Falchi, hanno citato l’ospedale di Perugia come responsabile civile e chiedono un risarcimento di un milione e 300mila euro. Le difese dei sette medici, tre dei quali specializzandi, si sono riservate l’eventuale richiesta di giudizio abbreviato. L’udienza preliminare è aggiornata all’11 aprile.