Le libere Nazioni occidentali chiamate a rafforzare la NATO. In Italia significativa alleanza tra Letta e Meloni sull’aumento delle spese militari
di Bruno Di Pilla
Un nuovo ordine mondiale potrebbe sconvolgere gli attuali equilibri. Fa tremare i polsi “l’amicizia senza limiti” tra Cina e Russia proclamata con enfasi, a Pechino, da Xi Jinping. Altro che isolamento crescente di Putin.
Le due potenti dittature orientali, che mirano palesemente a indebolire il ruolo planetario degli Stati Uniti, possono contare sulla fedele cooperazione (e la dipendenza energetica) di India, Pakistan, Nord Corea, Sud Africa, Brasile, Venezuela, persino del Messico, con tanti altri poveri Paesi-satelliti sui cui territori, specie nel grande continente africano e in Sud America, già da tempo si allungano i tentacoli del Dragone cinese e della stessa Federazione Russa.
Ormai da decenni cinesi e russi sono presenti, con ingegneri ed operai specializzati, ma anche con assistenti militari, nei fragili Stati sub sahariani per costruirvi strade, ponti, case, invasi artificiali, ospedali, scuole ed infrastrutture anche ludiche di varia natura, così procurandosi la benevolenza delle misere genti locali, poi entusiaste nel sostenere governanti graditi a Mosca e Pechino. Si calcola che più della metà della popolazione mondiale (7 miliardi di esseri umani, 3 dei quali vivono a “Cindia”, Cina e India) sia sotto il controllo delle due autocratiche potenze orientali.
Ora più che mai, dunque, le Nazioni occidentali hanno il dovere di marciare compatte per difendere i preziosi valori d’indipendenza, pluralismo ideologico ed energico rifiuto di ogni forma di tirannia. Come? Rafforzando senza esitare la NATO e con passione abbracciando la Statua della Libertà che si erge maestosa, con ai piedi le catene infrante della schiavitù, nella baia di Manhattan a New York. Guai a chi resta isolato, magari agitando il vessillo di un anacronistico pacifismo unilaterale.
Significativa e benèfica, nella nostra Italia, è l’alleanza di Enrico Letta e Giorgia Meloni (Sinistra e Destra) sull’indispensabile aumento delle spese militari al 2% del PIL, affinché si onorino i patti stipulati a Bruxelles con gli altri 24 Paesi membri della NATO e si eviti, al tempo stesso, la caduta del Governo Draghi. Lo stesso Salvini sembra essersi “ammorbidito”. L’unica voce dissenziente resta quella di Giuseppe Conte, che ha peraltro escluso il voto contrario dei Cinquestelle. L’ex premier chiede un frazionamento della spesa (in tutto 10-15 miliardi) in più esercizi annuali di bilancio, con termine ultimo il 2028 e non il 2024.