Papa Francesco consacra alla Vergine Maria l’Ucraina e la Russia. “Tremano” anche i Paesi baltici e la stessa Polonia
di Bruno Di Pilla
Sulle più robuste spese militari italiane (minimo 2% annuo del PIL, in linea con tutti i Paesi NATO) dispiace dissentire dalla pur nobilissima opinione di Papa Francesco, in tempi di pace ovviamente condivisibile. Sulla falsariga della cinquecentesca opera di Tommaso Moro “Insula utopia”, l’isola dell’utopia, Bergoglio ha detto che preferirebbe investimenti umanitari di ben altro genere, atti a migliorare il livello di vita dei popoli, sui piani economico, solidaristico e spirituale, invece dell’immediato rafforzamento dell’arsenale bellico. Sottovaluta però, l’amato Pontefice argentino, che questa sera consacrerà alla Vergine Maria l’Ucraina e la Russia, la tremenda minaccia (anche nucleare) che grava sul Vecchio Continente, le cui libere e democratiche Istituzioni sono insidiate dal feroce dittatore Putin, che ha già in gran parte disintegrato a suon di missili e bombe l’infelice Ucraina e nutre un odio profondo contro quello che lui e l’intimo amico patriarca ortodosso Kirill definiscono l’Occidente “corrotto ed infestato da lobby gay”.
Della furia inconsulta e stragista del settantenne despota del Cremlino, autoproclamatosi Presidente della Federazione Russa sino al 2036, potrebbero fare le spese altre Nazioni limitrofe, quali Moldova, Estonia, Lituania, Lettonia e la stessa Polonia, i cui cittadini, un tempo soggiogati senza pietà dall’orso sovietico, sudano sangue e vivono nel terrore, avendo liberamente scelto di conformarsi al civile modus agendi delle nostre società occidentali, tolleranti e pluraliste. Con le nubi nerissime che ogni giorno di più s’addensano sull’Europa, va dunque a chiare note elogiato il decisionismo del premier Draghi, che non ha esitato a schierarsi, senza equivoci bizantinismi dialettici, con il Presidente USA Biden e gli altri partners NATO, tutti concordi sull’adozione di strategie militari che sappiano tutelare gli immortali valori di pace, libertà e progresso economico conquistati a durissimo prezzo, nel secolo scorso, dopo l’annientamento dell’infame totalitarismo nazi-fascista.
Foto draghi