Siderurgia e infrastrutture viarie non sono più nell’agenda politica di Terni
di A M A R
Dai recenti episodi che hanno “gemellato” il calcio europeo con il grande mercato del petrolio arabo, si è avuta la conferma che il potere della ricchezza travolge ogni altro valore. Pure i valori morali. La dimostrazione più clamorosa è quella dell’ex Commissario Tecnico della Nazionale italiana che è passato alla guida di altra straniera, dietro favoloso compenso. E non hanno fatto piacere le foto di lui vestito da arabo. Neppure le dichiarazioni di gioia esternate da calciatori, già onusti di denaro, accorsi al richiamo della (madornale) moneta che “non olet”.
Difendere i colori azzurri, in qualunque sport, è stato, almeno in passato, motivo di orgoglio e distintivo di pregio. Addirittura, sul fronte di guerra, la “difesa del tricolore” considerata un atto eroico. In tempo di pace si è parlato di attaccamento alla maglia della propria squadra, come di un debito omaggio ai tifosi. E un punto di dignità per chi pratica lo sport con lealtà e spirito olimpico.
Promuovere la pratica sportiva tra i giovani viene considerato dovere della politica ed “avamposto civile”, perché esalta i sentimenti di amicizia e sollecita il sano agonismo fisico ed intellettuale. La passione sportiva costituisce uno dei connotati che caratterizzano il grande scenario del calcio e coinvolge pure la partecipazione popolare. Lo sport dunque, fatto di sensazioni positive e di aggregazione, crea solidarietà. Merita quindi rispetto.
Ora, è sceso in campo a fare da sconvolgente spariglio, il danaro, il guadagno, l’oro nero. Poco prima – quando eravamo già nel forzatamente tollerabile, fatto di ingaggi sproporzionati al vivere di altri lavoratori – è entrata “a gamba tesa” (nel calcio, pericolosa scorrettezza, talvolta da cartellino rosso) la grande finanza saudita che si permette di comprare tutto e tutti, in maniera sfrontata e senza alcun riguardo.
Una specie di morbo pernicioso è diventato insidia ad alto rischio, capace di alterare qualsiasi equilibrio economico e senso di responsabilità. Si, lo ripeto, è il potere della ricchezza che prevarica ogni altro valore. E’ in atto la caccia al tesoro fuori dalle regole e un nuovo estremo benessere, però soltanto per alcuni. Il bene ed il benessere posti alla stessa stregua..
Nel mondo di oggi, il calcio è parte preponderante dell’interesse diffuso. Quindi ha degli obblighi che non vanno trasgrediti. Quello sospinto da interessi extrasportivi e dai richiami provenienti dalla allegra distribuzione dei petroldollari, introduce una devianza che potrebbe modificare in negativo gli equilibri tradizionali resi alquanto precari dal giro d’affari che è nato intorno al pallone.
Allora, il quesito che si pone riguarda l’aspetto finale di questi interventi che non fanno di certo il bene del calcio e dello sport. Il quesito è: Il benessere e il bene sono termini sinonimi? Credo che neppure il benessere di tanti possa confondersi con il bene comune. Quantomeno il “segno di domanda” si impone per la non rinviabile restaurazione del decoro.
Terni, l’A.S.T – Arvedi e lo sviluppo bloccato
L’avevano detto i Sindacati, ora l’ha ribadito con forza la Confartigianato Imprese Terni. Il Ministro Giorgetti, un anno fa, ha annunciato l’imminente sottoscrizione dell’Accordo di programma che dovrebbe fissare l’avvenire produttivo del Polo siderurgico umbro. A tanta distanza, siamo ancora fermi a quell’ imminente, enfaticamente proclamato e – aggiunge la Confart. – “la questione è scomparsa dall’agenda politica della città”.
In verità, il Governo locale – che dovrebbe essere sentinella costantemente allerta sugli aspetti strategici dello sviluppo – appare distratto su fronti di impegno minoritari. La mancata sottoscrizione dell’Accordo di programma con l’A. S. T. Arvedi, mantiene talune incertezze che pesano anche sull’indotto territoriale. Un settore che alimenta il reddito di un numero rilevante di lavoratori. Tale equivocità non danneggia soltanto l’immagine della grande azienda, ma sottolinea la staticità del quadro politico e dell’Ente locale che ne dovrebbe essere il motore di spinta.
La situazione di incertezza – sottolinea ancora la Confart. – “rende vani gli sforzi per il rilancio dell’economia e dell’occupazione”. E, in aggiunta, ecco la questione, nient’affatto marginale, relativa alla rete delle infrastrutture viarie, con in testa il mancato raddoppio della ferrovia Orte – Falconara e, mi permetto di aggiungere, l’ultimo trattino della Viterbo – Civitavecchia che ostacola la funzionalità dell’importante collegamento con il Porto laziale, punto di riferimento per il comparto produttivo del nostro territorio.
Su questi ed altri argomenti di primaria attenzione per Terni e l’Umbria, sarebbe molto utile appurare il grado di conoscenza e di interesse del Comune e del suo massimo rappresentante. Il popolo ternano gradirebbe d’essere noto per l’operosità amministrativa e lo spessore democratico della sua vita pubblica,anziché per le sceneggiate autoritarie e prossimamente per le “apparizioni” sul teatro televisivo della satira politica.Purtroppo, lo stile è come il coraggio di don Abbondio: chi non ce l’ha non se lo può dare.