Allevamento e agricoltura per gli odierni politici megalomani
di Adriano Marinensi
Quei nostri predecessori romani, essendo guerrieri per vocazione e conoscendo i repentagli del continuo battagliare a lancia e spada, avevano inventato divinità d’ogni grado gerarchico, per farsi proteggere. Veneravano secondo il proprio mestiere e a ciascun dio s’erano votati per tenere lontani i guai della vita. In illo tempore (per dirla a modo loro) non esisteva l’INAIL, l’Ente antinfortunistico generale. Allora i Lari tutelavano la casa, Venere i cuori in fiamme, Cerere si interessava di salvaguardare le messi, Nettuno i mari e le acque correnti.
Roma, che si trovava spesso a competere con i barbari, scesi giù dalla Valle Padana e facevano sfracelli, aveva pensato in grande. Cioè la scelta del suo usbergo era caduta sulla poderosa triade capitolina composta da tre pezzi grossi: Giove, Giunone e Minerva. Insomma, farsi guardare le spalle da un nume, metteva al sicuro ogni categoria.
Persino i ladri e gli impostori, presenti in abbondanza da quelle parti, possedevano una sorta di angelo custode pagano: La dea Laverna. Non si trattava di una potenza primaria tra gli abitanti dell’Olimpo, ma, essendo gli assicurati gente di seconda categoria, la scelta non avrebbe potuto orientarsi verso le alte sfere. Si narra che la pregassero così: “Laverna bella fa che l’inganno riesca , stendi il buio sui miei raggiri e una nube sulle mie frodi”.
Sembra una saga, invece ne parla lo storico Varrone, il quale indica un altare e un bosco dedicati al culto della divinità per garantire i masnadieri dagli infortuni sul lavoro. Forse, al giorno d’oggi, di Laverne ce ne vorrebbero uno sciame. Però, per preservare i fessi dai furbi un po’ cialtroni (leggi anche influencer), operanti sul libero mercato e sovente attraverso i social.
Proprio con i social se l’è presa il Sindaco di New York che sta portando avanti una battaglia contro le principali piattaforme mondiali. Secondo lui, sono loro a condurre i giovani sulla strada sbagliata ed ha deciso di portare i social, appunto, di fronte alla Corte suprema della California. Sostiene siano pericolosi quanto il gioco d’azzardo.
La navigazione, per gli effetti, pare somigli anche alla droga e dà dipendenza. Poi c’è la diffusione delle fake news e addirittura dell’odio e la perversione. Sostiene il Sindaco della Grande mela (così chiamata New York perché proprio con una mela rossa venivano compensati i Jazzisti che, negli anni ’30, suonavano ad Harlem e Manhattan) che i maggiori nocumenti riguardano i minori e quindi l’offensiva rappresenta una crociata. Questi si che sono Primi cittadini da portare ad esempio!
Pensiero strampalato
Ora, fatemi cambiare registro, pur rimanendo sul tracciato della ciurmeria. Nei giorni scorsi, una notizia mi ha sollecitato l’attenzione. Ricordate il Trota ? Si tratta di Renzo, quel gran figlio di … Umberto Bossi, designato dal genitore suo successore al trono dell’allora impero leghista. Nota a margine: Risulta che il Patriarca verde si sia detto triste “nel vedere la Lega ridotta così”. Così come? Come “la copia meno fortunata di Fratelli d’Italia”, vale a dire “un partito di estrema destra”. La conclusione dell’Umberto: “Chi vuoi che voti la gente? Certo, non la copia”.
La notizia è che il Trota si è dato all’allevamento caprino, abbandonando ogni velleità politico – culturale, coltivata negli anni della laurea acquistata sul mercato, in Albania. Ora capre e basta. Parimenti al capra, capra, capra alla Vittorio Sgarbi. Meriterebbe d’essere imitato il Trota da chi mostra ducescamente di volersi impadronire del potere assoluto. Come a Terni adesso e domani (bummm) a Roma. Con la tecnica del partito e del pensiero unico. Alla Putin.
Nel frattempo, una domanda: Attualmente, di accrescere la competitività del sistema economico ternano chi si interessa? Non si può certo contare sul fattore di attrazione esercitato dall’elevato livello di competenza ed affidabilità del governo locale e, ancor meno, della coerenza operativa e promozionale del Primo cittadino. Ormai, da anni, la condizione di Terni, sul piano dello sviluppo (e dell’occupazione di qualità) è stagnante. Altro che mettere fiori sui nostri lampioni!
Ma, torniamo a bomba e cioè alle “nuove professioni” consigliate agli aspiranti pensatori in grande. Se non la pastorizia, scegliere magari l’agricoltura, al pari di Antonio Di Pietro, l’ex P. M. d’assalto, ex giustiziere (“Questo io lo smonto” vale a dire Berlusconi), ex capo di partito, al presente dedito alla coltivazione dei suoi 25 ettari ben condotti e redditizi.
Ho citato due prototipi, che, al tempo loro, parvero destinati a rilevanti cadreghe, poi invece trasferitisi in altri campi (si proprio campi) di attività. L’imitazione spesso è cosa onorevole e andrebbe praticata spons spontis. Altrimenti, per levarsi di torno chi aspira vanesiamente (neologismo) a fulgidi traguardi, ci sarebbe da usare, in modo utile, la spazzatrice di ambizioni sotto forma di trombatura elettorale, utilizzando, nella fattispecie ternana, l’occasione delle prossime consultazioni europee. Nino Manfred: Fusse che fusse la vorda ‘bbona!