Aumenta ogni giorno l’inflazione da costi, con le famiglie povere e numerose in gravi difficoltà
di Bruno Di Pilla
E’ una gran brutta gatta da pelare l’inflazione da costi, aggravata dalle dissennate speculazioni al rialzo dei prezzi da parte di produttori e commercianti accecati dalla bramosia del denaro. Tradizionalmente, nella scienza economica, la svalutazione della moneta cartacea è sempre stata connessa a tre eventi: eccesso di medio circolante, aumento esponenziale della domanda rispetto all’offerta e, per l’appunto, improvvisa ascesa dei costi di materie prime, beni e servizi essenziali.
In verità, in passato, si sono spesso verificate impennate dei prezzi anche per allegre politiche bancarie. In tal caso, pur di captare la benevolenza dei propri clienti, alcuni istituti di credito concedevano prestiti che poi non riuscivano facilmente a recuperare. Per salvare le proprie riserve si rivolgevano allora con il risconto del portafoglio alla Banca Centrale, che si vedeva costretta ad emettere nuovi biglietti.
Altri tempi, ovviamente. Pure lo Stato può provocare inflazione se le spese pubbliche superano le entrate. Per far fronte ai numerosi creditori il Tesoro crea direttamente carta moneta, sia pure nei limiti imposti dalla BCE, oppure emette in grandi quantità BOT, CCT, BTP, titoli che poi non trovano adeguato collocamento sul mercato. E’ questa la cosiddetta inflazione fiscale. A parte le errate manovre di banche private e Stato, oggi molti nuclei familiari italiani a basso reddito (o addirittura “incapienti”) versano in gravi difficoltà per i continui incrementi dei prezzi di beni alimentari, bollette energetiche, affitti, mutui, vestiario e generi di primissima necessità.
La crudele guerra di Putin in Ucraina ha alimentato a dismisura l’inflazione da costi, resa ancor più insostenibile dalla carenza di nuovi posti di lavoro, molti dei quali sono spariti per la prepotente avanzata delle innovazioni tecnologiche e della robotica. Salari e stipendi sono in sofferenza, le pensioni minime non bastano a soddisfare i bisogni degli anziani, cui, per giunta, chiedono aiuto giovani parenti disoccupati, con molte imprese medio-piccole che preferiscono tirare avanti con gente fidata, soprattutto amici, figli e nipoti.
Con queste gravi emergenze, il Governo Meloni meriterebbe pubblici encomi se si attivasse per imporre un calmiere ai prezzi di beni e servizi cui nessuno può rinunciare. Giustizia sociale?