Assieme ad un altro amministratore avrebbe percepito 106 mila euro dalla regione per l’acquisto di macchinari, che non risulterebbe effettuato
Il pm Vincenzo Ferrigno ha aperto un’indagine nei confronti dell’ex assessore regionale alla Sanità, Vincenzo Riommi, indagato insieme all’ingegnere folignate Nico Valecchi, dalla Procura della Repubblica di Spoleto, per una possibile truffa aggravata per aver indebitamente usufruito di erogazioni pubbliche nel periodo 2017-2018. Gli amministratori della società denominata “Palazzo Giusti Orfini Srl’, sono difesi dagli avvocati Nicola Di Mario e Guido Bacino, e sarebbero ritenuti responsabili per aver indotto in errore la Regione in merito ad alcuni “requisiti necessari per accedere a un contributo pubblico” concesso con una determina dirigenziale del gennaio 2017 “per un importo pari a 139.080,00 euro, corrispondente al 40% dei costi indicati in domanda (euro 347.700,00)”.
Secondo quanto si legge negli atti della Procura la richiesta contributiva si avvalse del Piano Operativo Regionale Por 2014-2020. Nel documento si legge ‘Sostegno alla creazione e al consolidamento di start-up innovative ad alta intensità di applicazione di conoscenza e alle iniziative di spin-off della ricerca”
Secondo la ricostruzione accusatoria Riommi e Valecchi “mediante raggiri – si legge- hanno costituito la società, priva di un’adeguata sede operativa, al solo scopo di percepire i contributi pubblici erogati dalla Regione Umbria facendo risultare nella domanda di ammissione al contributo, l’acquisto di macchinari per un importo di 106 mila euro, mai effettuato, incluso il deposito del brevetto relativo al tessuto Cashtech, senza in realtà poi procedere alla industrializzazione del brevetto stesso” La procura di Spoleto suppone inoltre che i due amministratori non abbiano neanche sostenuto le spese finite invece in sette elenchi riepilogativi.
Il pm Ferrigno intenderebbe chiedere il processo al giudice nell’udienza fissata per il 28 febbraio prossimo. Gli avvocati dei due indagati sarebbero pronti a dimostrare la correttezza dell’operato e l’estraneità totale alle accuse contestate ai loro assistiti ed hanno dichiarato che Riommi e Valecchi non sarebbero accusati di aver intascato i soldi ma,semmai, di averli destinati ad altre attività della loro società srl, ed i campionari in cui è stato inserito il Cashtech e tutta la documentazione, inerente le spese effettuate e la destinazione finale dei soldi pubblici ottenuti della Regione, arriveranno sulla scrivania del giudice per l’udienza preliminare che si dovrebbe riservare, dopo aver visionato tutta la documentazione fornita, se mandare a processo i due presunti colpevoli, oppure no.