Con l’inflazione annua che è al +2,4%. Seguono Campania e Val d’Aosta, al +2,3%, e Piemonte e Toscana, con il +2,1%
L’Istat ha reso noti i dati territoriali dell’inflazione di novembre, in base ai quali l’Unione Nazionale Consumatori ha stilato la classifica completa di tutte le città e delle regioni più care d’Italia, in termini di aumento del costo della vita.
In testa alla classifica delle regioni più “costose”, con un’inflazione annua di +1,3%, la più alta d’Italia ex aequo con la Campania, c’è l’Umbria, che registra a famiglia un aggravio medio pari a 294 euro su base annua.
L’Umbria, in particolare, risulta la regione più cara, con l’inflazione annua che è al +2,4%.
Seguono Campania e Val d’Aosta, al +2,3%, e Piemonte e Toscana, con il +2,1%. A settembre 2023 rispetto a settembre 2022, in Toscana l’inflazione era del +5,9%.
Segue il Trentino, dove la crescita dei prezzi dell’1,1% implica un aumento del costo della vita pari a 286 euro, terzo il Friuli, +1,2% e +274 euro.
In testa alla graduatoria delle città c’è Bolzano, dove l’inflazione tendenziale pari a +1,6%, si traduce nella maggior spesa aggiuntiva su base annua, equivalente a 425 euro per una famiglia media. Segue Perugia (+1,5%, +354 euro).
La consistente decelerazione del tasso di inflazione, spiega Istat, si deve prevalentemente al forte rallentamento su base tendenziale dei prezzi dell’energia, sia sul mercato libero (da +7,6% a -17,7%) che su quello tutelato (da -27,9% a -31,7%) e, in misura minore, di quelli degli alimentari non lavorati, come carne e pesce fresco, frutta e verdura (da +7,7% a +4,9%) e lavorati (da +8,9% a +7,3%). Anche se in discesa, restano comunque alti i prezzi dei prodotti alimentari e salgono i prezzi dei servizi relativi all’abitazione (da +3,7% a +4%) e ai trasporti (da +3,8% a +4%).