Maloul Nabil, il marocchino di 37 anni indicato come presunto aggressore dell'anziano aggredito domenica pomeriggio in via della Pallotta, finito in carcere, su richiesta del Pm Valentina Manuali, è stato scarcerato su ordinanza del giudice Lidia Brutti.
La decisione del giudice, è stata motivata a causa della mancanza di prove certe ed in tal senso ha dichiarato “il quadro indiziario originario risulta gravemente inficiato dagli elementi in seguito emersi a favore dell’indagato, a fronte dei quali gli informali riconoscimenti effettuati dai testimoni oculari (con modalità a dir poco irrituali) non mostrano capacità di resistenza”
L' uomo indiziato dell'omicidio si dichiarava innocente portando degli alibi a sostegno della sua difesa che la Pm Manuali aveva ritenuto poco attendibili nel verificare le dichiarazioni del marocchino che aveva dichiarato “Non mi trovavo in quel posto. Sono stato prima con una ragazza e poi a vedere la partita in un bar di Elce”.
L'indagato, assistito dai legali Donatella Panzarola e Cristian Giorni, si trovava in stato di fermo nel carcere di Capanne, dove continuava a urlare di essere innocente.
In carcere Il marocchino é stato sottoposto a verifica da tre testimoni oculari -che si trovavano nei parati della zona dove è avvenuto lo scippo – che lo hanno riconosciuto.
Ma secondo il parere del GP Brutti i tre testi hanno reso “descrizioni dell’abbigliamento non collimanti, a dimostrazione che non conservassero un’immagine precisa e attendibile; solo uno di loro ha affermato con una certa sicurezza di avere riconosciuto anche i tratti del volto, mentre gli altri due hanno fatto leva prevalentemente sulla corrispondenza dell’abbigliamento. Di contro, gli elementi alla base dell’alibi sono, allo stato, di solidità inattaccabile”.
Il Gip Brutti ha accettato la tesi degli avvocati del marocchino nell'udienza tenutasi ieri che hanno sostenuto la difesa di Maloul Nabil .
Il legali del Marocchino hanno infatti confermato al Gip che il loro assistito al momento in cui si verificava il dramma – che ha procurato la morte dell'anziano Lorenzo Maranini dopo una notte di agonia all'ospedale di Perugia – si trovava in un bar dell'Elce ed hanno indicato al Pm dettagli e persone presenti nel locale per assistere alla diretta di una partita di calcio e poi aveva incontrato in riservatezza un'amica.con queste attesi hanno cercato di smontare i dubbi del Pm Manuali non convinto sull'alibi e sulla confusione inerente l'intervallo di tempo in cui il marocchino aveva dichiarato di essersi recato a casa sua – nella pausa tra il primo e il secondo tempo – perché doveva ritirare i panni stesi a casa, ed aveva anche affermato di aver fatto ritorno al bar alle 16, 00 : orario che coinciderebbe con il tempo in cui si era verificato lo scippo e la colluttazione che ha poi causato la morte dell'anziano Maranini.
Una amica del marocchino aveva però confermato alla polizia di essersi recata a casa del sospettato intorno alle 16, 10 mentre il marocchino avrebbe dichiarato di essersi incontrato con la ragazza alle 15,50 . Particolari questi poi meglio chiariti dal fatto che il marocchino cercava di tutelare la sua privacy e quella dell'amica per occultare la reale motivazione dell'incontro.
Inoltre a supporto della sua difesa sembrano esserci le verifiche delle telefonate ed anche le testimonianze dei dipendenti del bar di Elce . In aggiunta a questo i tempi in cui il giovane si sarebbe incontrato con l'amica , sfruttando ( come strategia ) la pausa della partita per incontrare di nascosto della sua ragazza l'altra amica.
In merito alle testimonianze ed ai controlli telefonici incrociati il Pm ha dedotto “E’ indubbio che tale ubicazione non è distante dalla zona dove è stato consumato il reato che dista un chilometro e mezzo di strada.”
Ma vi è un altro fattore importante, perché dalle indagini è emerso che poco dopo, delle 16.14 , il cellulare di Maloul Nabil viene indicato , insieme a quello della sua amica, a San Marco.