Di Adriano Marinensi – Passavo, giorni fa, attorno alla rotonda Eroi dell’Aria che, a Terni, regola l’andirivieni del traffico (in quantità esagerata) da Borgo Rivo al centro città. E, in tal sito, per l’ennesima volta – da quando ero giovane e mi son fatto anziano (vecchio ?) – ho riammirato quel fabbricato lungo, lungo, chiamato il Tulipano,
eternamente avviticchiato dai tubi Innocenti per l’edilizia, che, se ti avvicini, mostrano arcigni il cartello “Vietato l’ingresso ai non addetti ai lavori”. Ma, quali lavori? Quelli che misteriosamente vanno avanti e indietro da più di 30 anni ?
“Amarcord” di aver scritto tante cose durante la lunga storia della sua vita inutile. Ed una ne sono andato a ricercare. Reca la data del 10 giugno 1994 e questo titolo: “Perché non trasformarlo nella Torre Eiffel ternana?” Siccome lo stato dell’arte dell’epoca è pressoché uguale all’odierno, mi è parso utile, in questa sede, rinnovare la (bizzarra) proposta fatta allora.
Per dirla con la frase ricorrente dell’illustre concittadino Elia Rossi Passavanti, che si legge nel suo “Terni splendidissimo Municipio d’Italia”, in quel tempo si pensò e si scrisse e ancora al presente si può scrivere così: Il “segno” di Parigi, universalmente noto, è la Torre Eiffel. Alta 300 metri, sta dritta nel cielo come un gigante maestoso, le gambe divaricate, a far da osservatorio sulla capitale di Francia. Tutto si ammira attorno dalla sommità della Torre, costruita verso la fine dell’800, in occasione dell’esposizione mondiale, da un fantasioso ingegnere in vena di grandezza. Poi la fama ha varcato gli oceani ed oggi sono milioni i turisti che, in capo all’anno, salgono e scendono a pagamento, per godersi il panoreama.
Ebbene, amici miei, forse a molti di voi è sfuggito – si pensò e si scrisse allora (1994) e ancora al presente si può scrivere – ma a me pare sia proprio il caso di far sapere in giro che, se i parigini hanno la Torre, noi ternani abbiamo il Tulipano. Cioè quella tanto lunga e assurda costruzione, eretta non si sa bene da chi, nella zona di Ponte le Cave, con un impatto ambientale da far venire i brividi ad un pupazzo di neve.
E aggiunsi: Ci sono Amministratori locali che hanno trascorso notti insonni, cercando di farsi venire un’idea (un’idea, ti prego, Signore!) che consentisse di dare una destinazione d’uso appena dignitosa al Tulipano. Invece, niente, neppure l’ombra di un sogno. Quindi azzardai la proposta in questi termini: Ammenoché, eccola l’idea, il Comune, che ne approvò stoltamente l’edificazione, non decida di farne la Torre Eiffel di Terni. Munito, se non di un ascensore, almeno di un montacarichi, il nostro fiore all’occhiello potrebbe diventare il punto di (bella) vista sopra la città. Di lassù, in tanti ad ammirare, nel nostro piccolo, il fiume Nera, i giardini della Passeggiata e il Duomo. Più o meno, come a Parigi si ammira la Senna, i Campi Elisi e Notre Dame. A fini turistici, s’intende. Con gente che sale e che scende e ritorni economici interessanti. Perché, se non ci fai la Torre, che ci fai ?
Come ci hanno lavorato sino ad oggi, somiglia alla tela di Penelope: probabilmente ciò che vien costruito di giorno, si disfa di notte. Operando in tal guisa, i “ponteggi” attorno sono diventati un tutt’uno rispetto al fabbricato che se ne sta lì in sempiterna attesa di sapere di quale morte deve morire. Perché, lui, il Tulipano, in un vivere che sappia di decoro edilizio non ci spera più. Ormai si rende conto di essere soltanto un intruso nel contesto della città e non è escluso che, colto da vergognosa disperazione, decida di suicidarsi, buttandosi di sotto.
Certo – fu la conclusione un po’ malinconica dell’articolo del 1994 – nella vita ognuno ha i “segni” che si merita. Si vede che noi ternani ci meritavamo il Tulipano. Un monumento triste (alla cultura urbanistica ignota), senza avvenire alcuno, se il suo avvenire non sarà … parigino.
E non è stata quella del 1994 la prima volta che ci siamo incontrati io e il Tulipano. Quando ebbi la ventura di sedere sui banchi del Consiglio comunale di Terni, lo feci oggetto di una interrogazione al Sindaco perché desse ai ternani informazioni “in ordine all’oggetto”, appunto. Sapemmo così che: “Nel 1978, alla Società proprietaria e finanziatrice dell’intervento sono state rilasciate 4 concessioni per la costruzione di un motel e casa albergo, locali di esposizione, negozi, sala conferenze e riunioni”. Non fu una risposta ricca di particolari, però servì per dare una data di nascita al grattacielo: 1978 (occhio alla data!). Quindi chi volesse festeggiare, entro il 2016, il compleanno della grande “incompiuta”, sappia che sulla torta dovrà accendere 38 (dicesi trentotto) candeline. Prendendo a prestito un verso del poeta (Giacomo Zanella) – così in quel tempo si pensò e si scrisse, ma ancora al presente si può pensare e scrivere – lui, il Tulipano (appassito), “ravviluppato nell’intatta vesta, troneggia eterno … e la splendida bacca invan matura, non coglie alcuno”. Onta di Terni.