di Francesco Castellini – Riccardo Augusto Marchetti, 31 anni, nato a Città di Castello, diventato deputato della Lega superando in percentuale al proporzionale della Camera, nel collegio Foligno-Altotevere, Gianpiero Bocci, Sottosegretario al Ministero degli Interni.
Un’impresa storica, costruita sull’onda del successo nazionale del partito di Matteo Salvini che ha monopolizzato le percentuali più alte anche della regione Umbria, dove ha visto attestare la coalizione di centrodestra al 37%.
Onorevole, dunque un grande risultato politico e personale. Se lo aspettava?
«Sapevo di aver lavorato bene, avevo un buon presentimento ma di certo era difficile prevedere un simile risultato. Devo dire comunque che durante la campagna elettorale, incontrando persone e viaggiando ogni giorno in ogni angolo del collegio, le sensazioni che mi arrivavano erano sempre positive. Vedevo la gente stanca e preoccupata per il futuro a causa del Governo Pd e si percepiva la voglia di cambiamento e il desiderio di affidare a noi il proprio futuro».
Come spiega la debacle del Pd?
«Di questa sinistra restano solo le bugie, le promesse non mantenute. Penso a Norcia, ai terremotati che hanno passato già due inverni al freddo, ma penso anche alle lotte intestine che hanno dilaniato il Pd. Vedi la guerra interna fra l’area Bocciana e l’area Mariniana. L’errore più grosso della sinistra è stato dimenticarsi di essere partito della gente. Renzi frequenta molti più banchieri che operai, molti più esponenti dell’alta finanza che disoccupati. Noi eravamo sulle piazze, a raccogliere gli umori e il malcontento. Quando penso a questa sinistra la penso lontana dalla base, arroccata nei palazzi, capace solo di raccontare un mondo che non esiste. Sempre con una grande presunzione che è quella che poi li ha fatti diventare boriosi, arroganti, convinti che qualsiasi cosa facessero agli umbri tanto comunque avrebbero rivinto».
Non le fa un po’ paura prendere in mano le redini di una situazione così compromessa?
«Il paese che ci lasciano è ridotto veramente male. La sfida è grande, ma siamo pronti ad assumerci questo impegno gravoso. Noi faremo di tutto per rispettare la parola data. È chiaro che non sarà facile. In Umbria negli ultimi 4 anni oltre 20mila giovani sono scappati all’estero, con un Pil regionale sceso del 15%. Ci vorrà del tempo. Ma non ci perdiamo d’animo. Finita la campagna elettorale già siamo al lavoro per espugnare Umbertide e tutti gli otto comuni che vanno alle urne in primavera, e guardiamo già alle regionali del 2020. L’obiettivo è poter dare un’alternativa seria a questa regione, scegliendo politici che arrivino direttamente dal territorio, dalla società civile, che sappiano cos’è il sacrificio, cos’è il lavoro».
Lei è uno di quelli che ha sempre affermato che la politica è una cosa seria…
«Sono da sempre convinto che sia una responsabilità grande e un compito che non può essere svolto in maniera approssimativa. E non è solo una questione di onestà, che ovviamente sta alla base di tutto, ma anche di sapienza, di competenza, di talento da coltivare, che non a caso richiede un partito alle spalle, che fa rete, che fa formazione. L’improvvisazione non porta da nessuna parte. Io sono il coordinatore dei “Giovani Leghisti dell’Umbria”, e Matteo Salvini ha investito tantissimo nelle nuove generazioni. Da quattro anni a questa parte ho organizzato almeno cinque corsi di formazione politica. Siamo stati a Bruxelles a vedere l’apparato europeo. Siamo andati a Milano a seguire lezioni tenute da esponenti di varie forze politiche, che hanno dato comunque degli spunti per dei dibattiti interessanti. I clic, il social, da soli non portano a nulla se non si interfacciano con il rapporto umano. La politica non può essere dominata dalla virtualità».
Qual è la filosofia che guida il suo operato?
«Riportare il cittadino, l’essere umano, al centro dei rapporti politici ed economici. Ce lo insegna anche la cosiddetta Industria 4.0 che sempre più fa leva sull’uomo, sulla sua creatività, sul suo contributo originale ed esclusivo. Il valore umano, la competenza, la specializzazione, sono risorse e tesori imprescindibili anche in Politica. L’ha detto anche Tajani quando è venuto a Terni, bisogna rimettere al centro di tutto la persona, la dignità, il rispetto, e quindi si potrebbe parlare anche di Politica 4.0 in questo senso. Il dovere di chi si mette al servizio della comunità è di rimettere al centro di tutto l’essere umano, la sua intelligenza, la sua creatività. E noi in questo siamo privilegiati, la nostra è una società piena di storia e di una cultura impregnata di grandi valori etici e morali».
Come si fa a riportare in Umbria i giovani e le forze migliori?
«È evidente che bisogna prima di tutto pensare di ricreare un ambiente favorevole, una cornice ideale, entro la quale operare insieme con serenità e piena collaborazione. E allora da questo punto di vista è evidente che anche sul piano della sicurezza ci sarà molto da fare. Noi siamo l’unico paese al mondo che non solo non si difende dall’ondata migratoria ma addirittura i clandestini li andiamo a prendere nella loro terra. Con tutto quello che ne consegue. È evidente che dietro ci sono interessi forti. Le cooperative che gestiscono gli immigrati si sono arricchite sulla pelle di questi poveri cristi. In molte realtà vengono sfruttati a 3 euro l’ora. Di fatto importiamo schiavi. E del 60 per cento delle persone che sbarcano in Italia, già dalla prima notte, se ne perdono completamente le tracce. E non è una questione di razza o di inospitalità. Semplicemente una società, che possiamo paragonare ad un organismo vivente, si basa su degli equilibri che non possono essere alterati. Penso alla Sanità pubblica, strutturata per tot numero di persone, penso ai trasporti e a tutto il resto. Immettere in maniera indiscriminata gruppi di persone in una comunità significa alterarne la funzionalità, renderla insicura, e mettere a rischio il suo stesso equilibrio».
Non è un caso che il tema “sicurezza” abbia dominato tutta la campagna elettorale della Lega.
«È chiaro che così non si può andare avanti. Solo il 6% dei richiedenti asilo risulta scappare realmente da un paese in guerra. Noi per due anni almeno li manteniano tutti a 1.150 euro al mese, mentre Francia, Germania, e altri paesi europei, massimo 60 giorni e poi li rimandano a casa. Se poi andiamo a guardare i rifugiati che si prende la Germania vediamo che si sta tenendo tutti i siriani con due o tre lauree. E noi invece importiamo i galeotti. Inoltre, col fatto che non ci sono più le frontiere all’interno dell’Europa, dall’Est arrivano criminali che sanno benissimo che in Italia non si va in galera. Anzi, di fronte ad un’emergenza di furti, reati predatori senza precedenza, cosa fa il Partito democratico? depenalizza i reati, fa gli svuotacarcere e non consente nemmeno l’autodifesa».
Lei è ottimista?
«Sono molto fiducioso per il futuro. C’è un’onda che è partita, che non è facile arrestare e che vede mettere in atto un cambiamento che quanto prima speriamo possa portare benefici a tutto il popolo italiano. L’obiettivo è quello di ridare una dignità a questo Paese, che non ha nulla da invidiare a niente e a nessuno. Una voglia di libertà che ormai nessuno può più contenere. Nemmeno questa sinistra ormai deflagrata».