Ieri mattina, mercoledì 10 febbraio, i Carabinieri del comando provinciale di Bergamo, con una delega da parte della Direzione distrettuale antimafia, hanno effettuato due perquisizioni a carico di due imprenditori calabresi, residenti nel perugino.
I fatti accadono a distanza di poco tempo dalle maxi indagini meglio note come Malapianta e Infectio che, in Umbria, nel dicembre del 2019 avevano portato a 27 arresti e sequestro di beni per circa 10 milioni nei confronti di appartenenti alle cosche Trapasso e Mannolo di San Leonardo di Cutro e Commisso di Siderno. L’antimafia aveva scoperto “significative proiezioni” nel cuore verde, dove avevano impiantato un fiorente traffico di droga e condizionavano attività commerciali con metodi mafiosi.
I due imprenditori, uno residente a Perugia e l’altro nella zona dei Ponti, sono accusati dell’emissione di false fatturazioni, in collegamento con i vertici di clan dell’Ndrangheta. I Carabinieri del comando bergamasco, supportati dal comando provinciale di Perugia, hanno sequestrato una somma ingente di documenti all’interno delle due abitazioni.
In occasione della stessa indagine, i militari del comando provinciale di Bergamo avevano già fermato altre 4 persone, due coniugi di Seriate (in provincia di Bergamo) e altre due persone residenti in Piemonte e in Calabria, affiliate a un sodalizio ‘ndranghetistico e accusate di usura, riciclaggio, estorsione, autoriciclaggio e bancarotta fraudolenta.
L’operazione fa parte di un’ampia attività di indagine diretta dalla Direzione distrettuale antimafia ed è il proseguimento dell’inchiesta “Papa” di marzo 2019, con la quale il nucleo operativo di Bergamo e Brescia aveva arrestato 19 persone, accusate di associazione mafiosa e estorsione.