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You are at:Home » Inchiesta: storia della sanità umbra da uno scandalo all’altro
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Inchiesta: storia della sanità umbra da uno scandalo all’altro

RedazioneBy RedazioneAprile 16, 2019Nessun commento6 Mins Read
 

Di Alberto Laganà – Qualche giudice contesta l’associazione a delinquere per lo scandalo di Concorsopoli, ma non bastano i 35 indagati individuati (che cresceranno sicuramente)? Non bastano i 20 anni di scandali sulla sanità che hanno per protagonisti sempre lo stesso partito, gli stessi dirigenti, gli stessi quadri amministrativi, in una girandola di scambio di posti volti tutti allo stesso fine, depredare la sanità umbra?

Se qualcuno ha dei dubbi cerchiamo di rinfrescargli la memoria riportando una breve cronistoria delle vicende giudiziarie note, senza andare troppo indietro nel tempo.

 

Siamo nell’anno 2009, presidente Maria Rita Lorenzetti, che poi ha passato lo scettro alla Marini, e cosa succede? Affermano i magistrati dell’epoca: “La delibera numero 46 del gennaio 2009 (delibera che ha per oggetto “l’autorizzazione alle aziende sanitarie e ospedaliere ad assumere personale”) è stata autorizzata prima ancora di ricevere le richieste di personale dalle Asl e prima ancora che venisse redatta un’istruttoria”

Arriviamo al 2011 quando i giornali umbri riportavano: “Lo scandalo in corso sulla sanità conferma nero su bianco quello che tutti sanno ma che nessuno ha avuto il coraggio di denunciare. Un sistema di potere fatto di raccomandazioni, favori a parenti, amici e ad amici di amici.”

Per non parlare dello scandalo a Chirurgia Pediatrica dell’ospedale Santa Maria della Misericordia dove un primario viene preso con le mani nel sacco mentre prende una mazzetta da 17 mila euro per una assunzione.

Evidentemente se la testa è marcia cosa devono fare gli altri dipendenti? Approfittarne!

Era il 2012, quando il Sole 24 Ore scriveva: “La Lorenzetti è indagata con il suo ex capo di gabinetto, Sandra Santoni, l’ex direttore generale della Asl 3 di Foligno, Gigliola Rosignoli, e l’ex assessore alla Sanità, Vincenzo Riommi, trasferito tempestivamente all’Economia non appena è esploso lo scandalo. Le intercettazioni telefoniche hanno rivelato promesse di posti di lavoro e pressioni sui partecipanti ai concorsi delle aziende sanitarie e ospedaliere in cambio di voti. La Santoni è stata sistemata alla Asl 3, con un concorso ad hoc, nel ruolo di dirigente generale. È emerso un quadro ben consolidato di gestione del potere finalizzata al clientelismo.”

Non sono pochi coloro che attribuiscono questa degenerazione alla monocultura politica, all’assenza di ricambio. I passi falsi nella gestione si moltiplicano. Spiega il consigliere regionale Franco Zaffini, che presiede il Comitato di monitoraggio e vigilanza del consiglio regionale: “Nell’indagine che abbiamo svolto sull’Agenzia umbra della Sanità (Aus) è emerso che il collegio dei revisori non aveva mai approvato il bilancio negli ultimi tre anni. Abbiamo scoperto che l’Agenzia prorogava e spezzettava gli affidamenti diretti ai vecchi fornitori per non indire le gare d’appalto.”

Nel 2017 Maria Rita Lorenzetti viene giudicata colpevole di aver falsificato delle delibere regionali che servivano per le assunzioni nelle aziende ospedaliere. In particolare, l’ex presidente dell’Umbria è stata condannata ad otto mesi per falso, mentre l’ex assessore alla sanità Maurizio Rosi e l’ex direttore generale alla sanità Paolo Di Loreto sono stati condannati a nove mesi e 15 giorni. Otto mesi e mezzo anche per il dirigente Giancarlo Rellini.

Ma c’è chi non si piega all’illegalità come la pediatra Maria Esposito la cui vicenda forse ha dato il là alle successive indagini tuttora in corso.

Era L’8 agosto 2018 quando la dottoressa viene minacciata per non aver avallato una nomina illegittima. Per indurla a più miti consigli, in una conversazione del 21 maggio 2018, presso l’ufficio del direttore Valorosi, costui suggerisce al suo interlocutore Pacchiarini di verificare la presenza in ufficio della professoressa Esposito in modo tale da darle “una bastonata di quelle forti che si fa male“.

Tralasciamo tante altre vicende per arrivare ai giorni nostri.

C’è stata una “violazione sistematica delle garanzie volta a superare la terzietà e l’imparzialità nelle assunzioni del personale dell’Azienda ospedaliera”, insomma niente di nuovo sotto il sole umbro.I pm avevano chiesto di portare in carcere Duca, Valorosi, Barberini e il direttore sanitario Diamante Pacchiarini (invece sospeso per sei mesi) contestando un’ipotesi di associazione per delinquere che però poco convince il gip Valerio D’Andria anche se “la ripetitività e l’omogeneità delle condotte illecite è indice di una disponibilità degli indagati a compiere delitti (…) posti in essere sfruttando una struttura, da identificare negli stessi uffici e nelle articolazioni della pubblica amministrazione, impiegata stabilmente per la realizzazione di fini illeciti.”

“Una vera e propria attitudine si riscontra oltre che nei funzionari e nei dirigenti dell’azienda che gestiscono i concorsi anche nei dirigenti medici, nei candidati e nei politici di riferimento” quindi impossibile negare che esiste un’associazione a delinquere, se no come vogliamo chiamarla?

Le intercettazioni, sebbene qualcuno abbia suggerito al dg dell’ospedale di bonificare l’ambiente, sono di una crudezza estrema, di una presunta certezza d’impunibilità poiché il sistema va avanti da tempi immemori.

“Si cerca di tutelare chi sta dentro il sistema” affermava Duca intercettato. Dice Valorosi ”pensavo che con la partenza di Orlandi finivano, invece no, continuano, non si riesce, certo perché dopo dieci anni di Orlandi…”

Sinceramente non condividiamo i dubbi del Pm D’Andria: “se è vero che tutte le vicende delle diverse sezioni pubbliche dimostrato una generalizzata partecipazione dei protagonisti al condizionamento dei concorsi (candidati, politici, dirigenti amministrativi, medici, commissari di concorso) non è affatto dimostrato che costoro abbiano agito in forza di un vincolo di natura associativa e non di una prassi generalmente accettata, approfittando della disponibilità di ciascuno a commettere gli illeciti”. E che differenza c’è se il sistema esisteva già è come dire è un ambiente dove è abitudine compiere illeciti e quindi sono tutti abituati a questo modo di agire. E’ come nell’operetta, così fan tutti!

Non vorremmo che già si pensasse a sminuire la gravità dei fatti, che bastino le dimissioni di Barberini come già avvenuto in passato con le dimissioni di Riommi per ricominciare tutto come prima.

Si attendono sviluppi importanti

L’Umbria merita che si faccia piazza pulita perché la ‘banda della sanità’ non colpisca più.

Inoltre la vicenda non è finita poiché dalle intercettazioni fatte in ospedale si evince come il cancro del malaffare corrode in profondità la regione.

Una perla ce la offre Duca che, intercettato al telefono e in ufficio, afferma: “La gastro va chiusa… vanno rinchiusi tutti in galera…, non riesco a togliermi le sollecitazioni dei massimi vertici di questa regione a tutti livelli… ecclesiastici…, ecumenici, politici, tecnici… tra la massoneria, la Curia e la giunta non mi danno tregua. E la Calabria unita”.

Probabilmente sapeva di essere intercettato e cercava di mettere dentro il calderone quante più persone possibile in modo da sminuire le proprie responsabilità. Toccherà ai giudichi verificare il vero dal falso e non sarà un compito facile.

Forse un’operazione chirurgica andrebbe fatta anche nei quadri intermedi amministrativi: da fonti da verificare risulterebbe costituita da ex assessori, consiglieri comunali e segretari di partito. Ad avviso di molti riuscire a cambiare il sistema con questi personaggi sarà quasi impossibile se non si tolgono di mezzo o vengono spostati dalla sanità.

Sanità Sanitopoli Scandali umbria
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