L’operazione chirurgica è andata bene. Prima notte di ricovero, decorso regolare. Papa Francesco ha trascorso la prima notte di convalescenza tranquilla al Policlinico Gemelli di Roma dopo aver subito l’intervento per stenosi diverticolare del sigma, condotto in anestesia generale.
Le finestre della sezione del decimo piano dell’ospedale che ospita Francesco sono rimaste chiuse per tutta la notte.
Fonti ospedaliere riferiscono informalmente di un decorso post-operatorio regolare.
Ci sono due infermieri del Vaticano che assistono da ieri pomeriggio Papa Francesco al Policlinico Gemelli di Roma. Oltre al personale medico e infermieristico del Policlinico ci sono Massimiliano Strappetti, sanitario della Città del Vaticano, ed un altro infermiere di fiducia sempre del Vaticano.
Al Gemelli è inoltre presente una rappresentanza della Gendarmeria Vaticana e un responsabile per la sicurezza che affianca la polizia di Stato.
Questo è quanto ha dichiarato il direttore della Sala stampa vaticana Matteo Bruni, poco prima della mezzanotte: “Il Santo Padre ha reagito bene all’intervento condotto in anestesia generale ed eseguito dal Prof. Sergio Alfieri, con l’assistenza del Prof. Luigi Sofo, del dott. Antonio Tortorelli e della dott.ssa Roberta Menghi”.
“L’anestesia – spiega in una nota – è stata condotta dal Prof. Massimo Antonelli, dalla Prof.ssa Liliana Sollazzi e dai dott.ri Roberto De Cicco e Maurizio Soave. Erano altresì presenti in sala operatoria il Prof. Giovanni Battista Doglietto ed il Prof. Roberto Bernabei”.
“Sua Santità Papa Francesco è in buone condizioni generali, vigile e in respiro spontaneo. L’intervento chirurgico per la stenosi diverticolare effettuato nella serata del 4 luglio ha comportato una emicolectomia sinistra ed ha avuto una durata di circa 3 ore. Si prevede una degenza di circa 7 giorni salvo complicazioni”. Ha inoltre dichiarato il direttore della Sala stampa vaticana.
Poche ore prima Bergoglio era apparso, in buono stato di salute, alle tradizionali preghiere dell’Angelus, in piazza San Pietro: tra l’altro, dalla finestra del suo ufficio nel Palazzo Apostolico, Francesco ha annunciato che dal 12 al 15 settembre si recherà in Slovacchia e in Ungheria incontrerà anche Viktor Orban.
Erano da poco passate le 15.00 ieri quando l’auto di Bergoglio, come di consueto, senza particolari segni di riconoscimento, ha lasciato il Pontefice all’ingresso della struttura ospedaliera del Gemelli. Con lui solo un ridottissimo seguito: soltanto l’autista e uno stretto collaboratore di Francesco.
Papa Francesco è stato sistemato al decimo piano del Policlinico universitario, negli stessi locali che in passato hanno già ospitato i ricoveri papali, come quelli di Giovanni Paolo II.
“Santità, atterrato a Parigi per la Visita di Stato che mi accingo a iniziare nella vicina e amica Francia, ho appreso del suo ricovero al Policlinico Gemelli. L’affettuoso pensiero degli italiani tutti, di cui mi faccio interprete unendovi il mio personale, accompagna in queste ore Vostra Santità, unitamente ai più cordiali auguri di buona convalescenza e ancor migliore e pronta guarigione”. Lo scrive il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in un messaggio a Papa Francesco. Numerosi altri messaggi sono giunti da esponenti istituzionali e politici, dal presidente del Senato, Casellati, al presidente dell’Europarlamento, Sassoli.
“Beatissimo Padre, esprimo la vicinanza delle nostre Chiese, delle nostre comunità, dei nostri fedeli, con l’augurio di una buona convalescenza e pronta guarigione”. E’ quanto afferma il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, nel messaggio inviato a papa Francesco dopo l’intervento chirurgico al quale il Pontefice è stato sottoposto nella giornata di ieri.
“Nell’apprendere la notizia del Suo ricovero al Policlinico Gemelli per un intervento chirurgico, abbiamo pregato per Lei affidando al Padre la Sua salute – sottolinea il card. Bassetti -. Ci siamo lasciati guidare dalle parole del Salmo che abbiamo proclamato nella liturgia domenicale: ‘I nostri occhi sono rivolti al Signore'”. “Affidiamo al Signore i medici e tutto il personale sanitario che, con passione e amore, si stanno prendendo cura di Lei e di tutti i pazienti e gli ammalati”, prosegue il presidente della Cei. “Anche in questa occasione ci ha insegnato come affrontare la sofferenza – aggiunge -. Lo sguardo rivolto agli impegni dei prossimi mesi (il viaggio in Ungheria e in Slovacchia a settembre) e il sorriso abituale dalla finestra del Palazzo Apostolico, con cui ci dà appuntamento ogni domenica, sono una grande testimonianza. Non bisogna mai cedere allo sconforto anche nelle ore della fatica più dura. Grazie, Padre Santo!”. “La attendiamo domenica prossima, dalla finestra del Palazzo Apostolico, per pregare insieme l’Angelus e ascoltare la Sua parola”, conclude Bassetti.
Affetto e preghiera dalla comunità diocesana di Roma La comunità diocesana di Roma è vicina “al nostro Vescovo Papa Francesco” e gli esprime “tutto il suo affetto e la sua devozione filiale in questo momento di malattia”. “Tutto il popolo santo fedele di Dio che è in Roma,insieme ai cittadini e a tutti gli uomini di buona volontà, convivo senso di partecipazione e di prossimità al Santo Padre,eleva preghiere e suppliche al Signore perché con l’aiuto della sua grazia, sostenga e consoli il nostro amato Vescovo durante la convalescenza post-operatoria”, si legge in un comunicato del Vicariato di Roma.
“Da tutta la comunità ecclesiale di Roma, insieme al Cardinale Vicario Angelo De Donatis e al consiglio episcopale,ai parroci, a tutti i vicari e collaboratori parrocchiali, ai religiosi, alle religiose, ai diaconi e ai seminaristi, da tuttala sua comunità romana l’augurio più sincero di una pronta guarigione!”, aggiunge la nota.
Il Gemelli policlinico dei Papi, “il terzo Vaticano”
Un legame strettissimo, quello tra il Gemelli e i Papi. Ad inaugurare il Gemelli, del resto, era stato un Papa: Giovanni XXIII, il 5 novembre del 1961.
Non si tratta solo degli 11 ricoveri di Giovanni Paolo II, che ne hanno scandito il pontificato, ma di un rapporto che ha fatto del policlinoco una vera e propria estensione del Vaticano.
Tanto che proprio Wojtyla, che dalle sue finestre si affacciava per l’Angelus quando le condizioni del ricovero glielo permettevano, lo definì «il Vaticano numero 3». «Il primo Vaticano è San Pietro», disse Giovanni Paolo II dalla finestra della sua stanza il 13 ottobre del 1996, «il secondo è Castelgandolfo, il terzo ormai questo policlinico».
Paolo VI si recò in visita nel 1976, il 17 giugno, per la celebrazione di una messa sul piazzale antistante l’ingresso. Quella che lui stesso definì «una cittadella di studi e di scienza» stava divenendo una realtà imponente della sanità romana e non solo.
Due anni dopo la visita ufficiale di Giovanni Paolo II e, logicamente, fu un teatralissimo bagno di folla rispetto alle forme discrete e dimesse della visita di Montini. Lui che arriva sull’auto scoperchiata benedicendo la folla che acclama. Sarebbe tornato, senza considerare i ricoveri, il 9 novembre 2000, ed avrebbe trovato ad accoglierlo Camillo Ruini e, ancora una volta, Emilio Colombo.
Infine Benedetto XVI, ad inaugurare l’anno accademico. Era il 2005: anche lui appena diventato il Papa era andato in visita al Gemelli.