Una storia finalmente chiusa. Alessandro Polizzi, il povero ventiquattrenne “ammazzato” senza pietà per futili motivi, non c’è più, e come ha detto sua mamma Daniela “sì alla fine abbiamo avuto giustizia, ma non abbiamo vinto”. Però almeno adesso si può parlare di una Giustizia giusta. La condanna all’ergastolo per Riccardo Menenti e a 16 anni e mezzo per il figlio Valerio è stata confermata dalla quinta sezione penale della Corte di Cassazione che ha rigettato i ricorsi dei due imputati nell’ambito del processo per l’omicidio di Alessandro e quello tentato di Julia Tosti avvenuto la notte tra il 25 e il 26 marzo 2013 quando Riccardo Menenti andò nell’appartamento in cui i fidanzati stavano dormendo e gli sparò contro mentre erano ancora nel letto. Alessandro lottò fino all’ultimo, ma non potè nulla contro quel colpo che lo aveva trapassato ed era finito nel polso di Julia che scampò alla morte solo perché la vecchia pistola di Menenti usata per l’omicidio si inceppò e non gli permise di esplodere altri colpi.
Ieri, nel corso dell’udienza trattata “in presenza”, il pg Delia Cardia aveva chiesto di confermare la sentenza d’appello bis e rigettare quindi i ricorsi degli imputati. Alla richiesta si erano associati gli avvocati di parte civile, Donatella Donati per Julia Tosti, Luca Maori per i suoi familiari, e Nadia Trappolini e Gianni Rondini per la famiglia di Alessandro. La quinta sezione penale presieduta dal giudice Maria Vessichelli, dopo poco più di cinque ore di camera di consiglio ha rigettato i ricorsi presentati dagli avvocati Francesco Mattiangeli, Manuela Lupo e Giuseppe Tiraboschi in cui veniva chiesta la concessione delle attenuanti generiche per Riccardo e l’assoluzione piena per Valerio.
A questo punto le loro condanne sono definitive. La Cassazione ha messo la parola fine.
Oggi Riccardo Menenti, che da quando è uscito dal carcere lo scorso gennaio per decorrenza di termini, risiede a Todi, dovrebbe rientrare in galera per sempre. Nelle prossime ore, non appena la Procura di Firenze disporrà la traduzione in carcere.