In molti paesi gli effetti “collaterali” del lockdown sono spaventosi e a farne le spese sono soprattutto le fasce più deboli della popolazione.
In queste settimane di clausura dovuta al coronavirus, è allarme violenza domestica: per le vittime è molto più difficile denunciare i propri aggressori.
Dappertutto si registra un aumento delle violenze nei confronti di donne e bambini, come conseguenza indiretta della pandemia in atto. É la prova, se mai ce ne fosse bisogno, che in tempi di incertezza economica e di instabilità sociale gli abusi domestici e le violenze aumentano.
Solo in America nei primi tre mesi di confinamento, aggressioni e femminicidi sono incrementati del 20% in tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite. Se le misure di isolamento dovessero durare sei mesi si stima che si arriverebbe a 31 milioni di casi in più.
In Gran Bretagna la polizia ha arrestato più di 4mila persone per abusi domestici nelle prime sei settimane di isolamento nel Paese; le telefonate al numero creato dal governo per chiedere aiuto sono aumentate del 49%. In Messico, tra gennaio e febbraio, c’è stato un aumento del 9,1% dei femminicidi rispetto allo stesso periodo del 2019. In Argentina, in soli 14 giorni sono state uccise 12 donne.
Le conseguenze distruttive della pandemia per le donne si fanno sentire soprattutto nei paesi con sistemi sanitari e di protezione meno forti. Nel giro di 6 mesi, spiega lo studio, se dovessero continuare misure consistenti di blocco, 47 milioni di donne in Stati a basso e medio reddito potrebbero non riuscire a usare contraccettivi moderni, portando a 7 milioni di ulteriori gravidanze indesiderate.
La pandemia inoltre sta mettendo in grossa difficoltà tutti programmi di aiuto e assistenza, compresi quelli contro le mutilazioni genitali femminili e il matrimonio infantile, con il risultato che nei prossimi dieci anni potrebbero esserci circa 2 milioni di casi di mutilazioni genitali in più rispetto a quanto si sarebbe verificato e circa 13 milioni di matrimoni tra minori.
Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha chiesto a tutti i Paesi di mettere in campo misure dure contro la violenza: “Sappiamo che i confinamenti e le quarantenne sono essenziali per ridurre il Covid-19. Ma possono intrappolare le donne con partner violenti”. “Questi nuovi dati mostrano l’impatto catastrofico che Covid 19 potrebbe presto avere su donne e ragazze in tutto il mondo”, ha dichiarato Natalia Kanem, direttore esecutivo dell’Unfpa. “La salute e i diritti riproduttivi delle donne devono essere tutelati a tutti i costi. I servizi devono continuare, le forniture devono essere consegnate e le persone vulnerabili devono essere protette e supportate”.
In Italia, e ovviamente anche nella nostra regione, la situazione si sta facendo critica.
“L’emergenza sanitaria che ci costringe tutte e tutti in casa – spiegano da ‘Libera…mente Donna – rappresenta per molte donne una situazione di pericolo, con l’aggravarsi delle violenze domestiche”.
Ecco perché è importante che i centri antiviolenza di Perugia e Terni e il servizio di Pronta Emergenza della provincia di Perugia continuino a restare attivi: “Oggi è ancora più difficile per una donna chiedere aiuto e noi dobbiamo poter rispondere. Ora più che mai le operatrici che si occupano di accoglienza, ascolto ed ospitalità di donne, con le loro figlie e figli, sono in prima linea a combattere la violenza di genere”.
Andare avanti in certe condizioni però non è facile: “Siamo alla disperata ricerca di dispositivi di protezione individuale – racconta ancora l’associazione attraverso una nota -, cerchiamo di acquistare guanti e mascherine, ma come è noto sono praticamente introvabili. È per questo che ci appelliamo, davanti a temi così gravi e socialmente rilevanti, all’impegno delle istituzioni, della Protezione Civile, dei privati e di chiunque possa aiutarci. Chiediamo la fornitura immediata dei dispositivi di protezione individuale, necessari allo svolgimento del nostro lavoro in piena sicurezza per la salute pubblica, a tutti i centri antiviolenza che stanno ancora operando sul territorio regionale e ai servizi di pronta emergenza per donne vittime di violenza di genere”.
La lotta contro la violenza sulle donne, insomma, non si ferma: “Vogliamo intanto ringraziare il Comune di Perugia, che si è attivato per il centro antivionza ‘Catia Doriana Bellini’ e ribadire – conclude l’associzione ‘Libera…mente Donna’ nella sua nota – che noi non faremo mai un passo indietro di fronte alla violenza. Aiutateci ad accogliere!”.