di Adriano Marinensi – Oggi vorrei saltabeccare tra alcune notizie degli ultimi giorni e aspetti connessi che meritano un “passaggio informativo” con qualche riflessione. Si tratta di negatività che non ci dovrebbero soltanto aggrottare la fronte, perché, se le situazioni non mutano, fanno volare sul cielo dei nostri nipoti, stormi d’uccelli neri.
Allora, l’ Organizzazione Mondiale della Sanità innanzitutto. Avverte: solo 8 persone su 100, al mondo, possono respirare senza correre il rischio di incorrere in qualche cardiopatia, ictus, tumore ai polmoni ed altre patologie nient’affatto passeggere. L’ OMS ha preso in esame tremila zone rappresentative di differenti condizioni ambientali, ovviamente Italia compresa. ed è arrivata a concludere che circa il 90% fa, ogni giorno, “inalazioni” con aria adulterata. Insomma, siamo sotto un cielo, anche se azzurro e pieno di stelle, colmo di sostanze nocive all’organismo. Tale condizione provoca oltre sei milioni di morti l’anno.
In quelle 3000 località, gli abitanti urbanizzati respirano un volume di PM5 e PM10, superiore alla soglia tollerabile. Qualcuno potrebbe pensare ad un rimedio elementare: mi rinserro tra le mura domestiche e salvo la pelle. Macché. Sembra che pure dentro le case, imprigionate negli agglomerati cementizi, tiri una brutta aria. Di tanto in tanto, s’odono grida d’esultanza per questo o quell’accordo internazionale sottoscritto dai principali Paesi “imputati”. Spesso però, i trattati hanno subito un mussoliniano trattamento: sono diventati semplici pezzi di carta. A Parigi, qualche passo avanti è stato fatto, ma sui patti conclusi, incombe l’ombra sinistra di Donald Trump.
Breve parentesi per citare un esempio, passando da cielo a terra. Però, mantenendoci sul sentiero dei problemi legati all’ambiente. E’ lo spinoso argomento della diminuzione e smaltimento dei rifiuti lidi urbani che – a Terni, si proprio a Terni, dove lo smog ti mozza il fiato – è diventato un guazzabuglio di dissapori, contrasti e dinieghi. Il Servizio ha avviato la raccolta porta a porta tra un mare di polemiche e resistenze da parte degli utenti. Si tratta di uno degli aspetti insulsi della cultura del no, semplificatrice d’ogni condivisione di responsabilità e impegno di lavoro. Meglio dire no e basta. E’ proprio vero che la “monnezza” è come “la fija de la sora Camilla, tutti la producono e nessuno se la pija”. Invece, sarebbe dovere sociale convincersi che la raccolta differenziata è uno strumento utile a ridurre l’oltraggio alla natura, prodotto dalle discariche ed accrescere il tornaconto economico (per tutti) derivato dal riuso dei materiali riciclabili.
Torniamo, fuori del sentiero locale, in campo aperto per formulare l’accusa a carico di un altro serial killer. Si chiama traffico veicolare. La seconda notizia è questa: sulle strade italiane, ogni giorno – lo certificano le statistiche – muoiono 9 persone; che messe insieme, fanno 3000 vittime l’anno. Un campo di battaglia permanente di una guerra senza fine. Il 25 settembre scorso, lungo l’autostrada Torino – Milano, un camionista straniero ubriaco ha ucciso due adulti e ferito tre bambini. In due giorni, ha percorso oltre mille chilometri e, bevendo, bevendo, è arrivato alle soglie del coma etilico. E dire che l’art. 186 del C.d.S. stabilisce il “divieto assoluto” di alcol per i guidatori professionisti e i conducenti di veicoli per trasporto di persone o cose. Ora – a meno del solito ridicolo provvedimento di espulsione – dovranno condannarlo al massimo della pena. Sarà un esemplare atto di giustizia. Infatti, da marzo 2016, qui da noi, c’è un nuovo reato specifico: l’omicidio stradale. Prevede tre varianti. Morte causata da: 1) violazione del C. d. S., con pena da 2 a 7 anni; 2) tasso alcolemico superiore a 0,8 oppure eccesso di velocità, guida contromano, sorpasso o inversione rischiosa, da 5 a 10 anni; 3) tasso alcolico superiore a 1,5 o sotto effetto di droga da 8 a 12 anni. In caso di omicidio plurimo (è la fattispecie del camionista sopracitato) si arriva ad una pena sino a 18 anni, con l’aggiunta di un aumento da 1/3 a 2/3 per fuga.
Incorrono comunque nei rigori della legge i conducenti di veicoli che vengono pescati dentro la “forchetta” che va da un minimo di 0,5 grammi di alcol per litro di sangue e un massimo di 1,5. Si rischiano sino a 6.000 euro di ammenda, arresto sino ad un anno, 10 punti in meno sulla patente che può essere sospesa da 12 a 24 mesi. Consiglio conseguente per i giovani (sono quelli che mi stanno più a cuore): se avete “aria alveolare” che sa di birra, vino o liquori o siete in stato di doping, fatevi accompagnare a casa da un amico sobrio. Altrimenti possono essere guai seri. Quanto quelli derivati dall’art. 187 del medesimo C.d.S. In sintesi, afferma: Chiunque si pone alla guida in stato di alterazione provocato da sostanze stupefacenti incorre ecc. ecc. Ed ecc., ecc. sta a significare botte da orbi in fatto di multe, sospensione della patente e persino arresto.
Di serial killer in serial killer, eccone un altro: lo smartphone. Siccome i rilevamenti statistici informano che 3 su 4 incidenti stradali sono causati dalla distrazione al volante, il telefonino diventa l’incriminato per eccellenza, ormai, per tantissimi, oggetto compulsivo sia a piedi, sia in automobile (e pure al bagno). Il comma 2 dell’art. 173 del C.d.S. recita: E’ vietato al conducente di far uso, durante la marcia, di apparecchi radiotelefonici… Aggiunge: Chiunque viola tali disposizioni è soggetto ad una sanzione da euro 152 a 608. Per tale infrazione, nel breve periodo tra gennaio e agosto 2016, in Italia, 30.000 motorizzati, malati di “cellulite” (cellulare senza limite) sono stati presi in castagna. In alcune grandi città, si sta procedendo anche al sequestro dell’ “imputato”. Perché stargli dietro, costringe il guidatore a togliere una mano dal volante, lo sguardo dalla strada e riduce il tempo di reazione in caso di situazione critica. Ora, gli organi di vigilanza – in presenza di un sinistro – stanno cominciando a fare sul serio, persino attraverso l’esame del materiale tecnologico presente in auto, per stabilire se il conducente ne ha fatto abuso in spregio alla legge.
In chiusura, la consueta aggiunta tutta fuori testo. C’era una volta, nel passato prossimo, la “sovranità limitata”. Nel presente abbiamo la “democrazia apparente”. Il primo riferimento ha riguardato quei Paesi dell’est europeo, tenuti sotto tutela dall’URSS. Il loro modo di governare doveva essere confacente alle ferree direttive del Soviet supremo. Altrimenti erano carri armati. La “democrazia apparente” esiste oggi in Italia, inventata da quei “cinque stelle”, affossatori dei “cinque cerchi” (olimpici). In entrambi questi regimi il potere non spetta al popolo, bensì al “fondatore dell’ideologia”. Quello nostro è un comico – politico o politico – comico, scegliete voi. Intanto Roma brucia e non c’è più manco Nerone per dare a lui la colpa.