Umbria sempre più povera. Ci sono dei dati che rivelano un andamento difficile per molti soggetti che si trovano a vivere in questa regione. Cristina Piastrelli, segretario uscente del Sunia provinciale di Perugia (il sindacato degli inquilini della Cgil), parla in un servizio su La Nazione di una situazione con molte ombre e di un welfare regionale che tiene poco conto delle politiche abitative. «In Umbria, sempre nel 2017 – prosegue la Piastrelli – sono state presentate 5.131 domande per accedere agli alloggi popolari. Il 3,6% in più rispetto all’anno precedente. La situazione è peggiorata e poco fanno le istituzioni per invertire la rotta».
E dunque ora si viene a sapere che cresce anche il numero delle famiglie colpite da provvedimento di sfratto per morosità incolpevole. In provincia di Perugia nel 2017 si contano 674 casi con 148 famiglie che hanno dovuto lasciare la propria abitazione perché è stata messa all’asta. In provincia di Terni gli sfratti sono stati 389. «Con la ritiraga progressiva dell’edilizia sociale e della conservazione del patrimonio già esistente in Umbria, dove si allargano le sacche di nuovi poveri, si riduce la possibilità di abitazioni a canone sostenibile. E’ infatti sempre più difficile accedere agli alloggi popolari soprattutto per i lavoratori precari, gli anziani e i cittadini stranieri».
Quanto alle morosità incolpevoli (vale a dire le inadempienze da parte di persone indigenti che hanno perso il lavoro), secondo il sindacato le azioni messe in campo per fronteggiarle non funzionano. Nel quadriennio 20142018 sono state liquidate soltanto 51 domande. Ventiquattro nuclei hanno reperito un alloggio nel mercato a canone concordato e ventisette hanno avuto da parte del locatore il differimento dello sfratto. In ben quarantacinque casi si trattava di famiglie con minori o anziani ultrasettantenni.
«A Perugia – conclude la sindacalista – ci sono più di settemila abitazioni vuote che sono il 10% del totale. Il quadro drammatico: generazioni escluse dal mercato del lavoro, una realtà urbana divisa, forme di esclusione sociale e geografiche che si intrecciano in maniera perversa».