Dopo mesi di grande attesa e un grande lavoro di squadra tra tutti i soggetti (sindacato, ministero, istituzioni locali, giudici e commissario straordinario), si é avuta una prima risposta positiva che marca il primo punto per la difesa industriale della chimica ternana. Da lunedì scorso la Meraklon S.p.A., é passata di mano, con decreto ministeriale infatti da lunedì 15 aprile diventa di proprietà della società belga Bolieau, operatore del settore, che punta a sviluppare l’unico stabilimento italiano nel settore della fibra lunga, e nel settore geo tessile. 10/15 milioni di euro di investimenti, 119 lavoratori occupati, per rilanciare finalmente il marchio Meraklon sul mercato dopo le gestioni fallimentari degli ultimi anni.
Purtroppo un risultato solo a metà che non rende affatto giustizia, invece, ai lavoratori del filo della Meraklon, i più esposti ai continui stop produttivi, al monte di cassa integrazione che ha sensibilmente ridotto i loro redditi in questi anni.
I lavoratori più determinati durante i 60 giorni di sciopero contro la passata gestione. Per loro ancora nessuna soluzione, ancora amministrazione straordinaria, ancora CIGS, fino ad agosto e poi bisognerà vedere.
Da valutare sarà la lettera di interesse della cordata ternana che avrebbe intenzione, secondo indiscrezioni, di investire alcune centinaia di migliaia di euro per aumentare l’efficienza produttiva di alcuni impianti e di alcune produzioni di nicchia, occupando un numero non precisato di lavoratori.
Da valutare sarà l’esito dell’ulteriore rinvio della decisione di Basell sulle aree, che tiene ancora bloccati i progetti di Cosp e della Novamont, che frenano il progetto di rinnovamento energetico di Asm e Terni Energia; ritardo che incide negativamente sulle decisioni che da qui a pochi giorni dovrà prendere il board di Treofan per il futuro italiano della multinazionale.
Basell, che non solo decide di chiudere impianti redditizi sul territorio, mettendo in ginocchio economia attuale e futura dell’industria, ma al tempo stesso si toglie anche lo sfizio di impedire lo sviluppo futuro attraverso un improbabile guadagno con la cessione delle aree. Solo la fragilità del sistema di protezione istituzionale ed economico di un paese come l’Italia può permettere il realizzarsi di scorribande industriali lungo tutto il territorio nazionale.
Ancora dieci giorni di attesa, ancora una “melina” inconcepibile quanto amara e meschina che dovremo nostro malgrado vivere con un senso di grande angoscia, ma con il viso alto e fiero di chi é forte della propria consapevolezza di professionalità da mettere a disposizione per il rilancio economico di un Paese in ginocchio.
Quell’angoscia e quella determinazione che noi abbiamo letto stamattina in assemblea negli occhi dei lavoratori del filo della Meraklon che chiedono solo di poter lavorare e dimostrare che nel nostro territorio si può fare l’industria buona.