In Umbria l'aria è sempre più irrespirabile. Si sapeva, è stato più volte evidenziato, ma ora a ulteriore conferma arrivano i preoccupanti dati di Legambiente che con Ecosistema Urbano XXIIIª edizione, si è interessata della vivibilità ambientale dei capoluoghi di provincia italiani. Uno studio realizzato in collaborazione con l'Istituto di Ricerche Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore.
I capoluoghi umbri mantengono gli stessi standard ambientali degli ultimi anni. Perugia al 17° posto e Terni al 48° della graduatoria nazionale. Le città con le ecoperformance migliori sono Macerata, Verbania, Mantova, Trento e Bolzano.
«Sono anni che evidenziamo l’immobilismo e la mancanza di coraggio delle città umbre – dichiara Brigida Stanziola, direttrice di Legambiente Umbria – Perugia e Terni due città ingessate, statiche e pigre, incapaci di rinnovarsi e crescere in sostenibilità. Perugia sale la classifica soltanto perché evidentemente c’è qualche comune che fa peggio».
«Gli standard ambientali sono sempre gli stessi da anni – continua la direttrice di Legambiente Umbria – nessun dato significativo sulla raccolta differenziata, nessun miglioramento per la qualità dell’aria, manca completamente il coraggio e la voglia di intervenire sulle politiche per la mobilità, riducendo il traffico veicolare e puntando sulla mobilità nuova».
«Sollecitiamo quindi i sindaci e le amministrazioni di Perugia e Terni – conclude la direttrice di Legambiente Umbria – a raccogliere questa sfida e ad agire, passando all'azione, per migliorare la qualità della vita delle nostre città umbre».
Un'Umbria da “codice rosso”
E intanto torna alla memoria il dossier di Legambiente sull'inquinamento atmosferico e acustico nei centri urbani presentato ad inizio di quest'anno, dal significativo titolo “Mal’aria di città 2016” in cui si evidenziava un'Umbria da “codice rosso”, con un 2015 segnato da un’emergenza smog sempre più cronica, con i capoluoghi di provincia che avevano superato il limite di sforamento consentiti di Pm10, con 69 sforamenti di Terni Le Grazie e i 36 di Perugia Ponte San Giovanni, ma anche 37 di Foligno Porta Romana, 62 di Terni Borgo Rivo, 52 di Terni Carrara e i 38 di Narni Scalo.
I contributi principali a livello nazionale all’inquinamento dell’aria derivano, per i macroinquinanti, dai trasporti stradali (che contribuiscono al 49% delle emissioni di ossidi di azoto, al 12% del PM10, al 22% del monossido di carbonio e al 44% del benzene), dal riscaldamento domestico (che contribuisce da solo al 59% del PM10 primario e del monossido di carbonio, all’11% degli ossidi di azoto) e dal settore industriale ed energetico (75% degli ossidi di zolfo, 17% degli ossidi di azoto e 11% del PM10).
Numeri che si trasformano in rilevanti impatti sulla salute: ogni anno l’inquinamento dell’aria causa oltre 400.000 morti premature nei paesi dell’Unione Europea. Fra questi, l’Italia ha uno dei peggiori bilanci in Europa: la Penisola detiene il record di morti per smog con 59.500 decessi prematuri per il Pm2,5 – 3.300 per l’Ozono e 21.600 per gli NOx nel solo 2012 (Dati Agenzia Europea dell’ambiente). Danni alla salute che si traducono in costi economici dovuti alle cure sanitarie, che nella Penisola si stimano tra i 47 e 142 miliardi l’anno (dati riferiti al 2010). Ci sono poi i danni economici legati al mancato rispetto delle norme italiane ed europee sulla qualità dell’aria. Sono due le procedure d’infrazione contro il Belpaese, entrambe nella fase di messa in mora. La prima, la 2014_2047, avviata nel luglio 2014 riguarda la “cattiva applicazione della direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell'aria ambiente e il superamento dei valori limite di PM10 in Italia”; mentre la seconda, la 2015_2043, avviata nel maggio 2015 riguarda “l’applicazione della direttiva 2008/50/CE sulla qualità dell'aria ambiente ed in particolare obbligo di rispettare i livelli di biossido di azoto (NO2)”.
Le proposte di Legambiente
«I dati dimostrano che le timide misure adottate dai comuni umbri non sono efficaci – commentava Maurizio Zara Vicepresidente di Legambiente Umbria – E' indispensabile un cambio di passo nelle politiche della mobilità sostenibile, potenziando il trasporto sul ferro, l’uso dei mezzi pubblici e la mobilità nuova, e rendere così le auto l’ultima delle soluzioni possibili per gli spostamenti dei cittadini. Oggi in Umbria si continua ad avere il record per numero di auto per abitante, 70 ogni 100 contro una media nazionale già alta di 65 e europea di 48 circa, con un tasso di motorizzazione addirittura in crescita negli ultimi anni. Il trasporto privato continua ad essere in Umbria la modalità più diffusa per muoversi verso le città e al loro interno. Solo invertendo questa tendenza e garantendo un trasporto pubblico efficace e competitivo si possono restituire ai cittadini una migliore qualità dell’aria e della vita».