Per garantire le misure di sicurezza nella Fase 2 il Comune di Perugia raddoppia – dove possibile – gli spazi esterni di bar e ristoranti, senza spese aggiuntive per i titolari.
Come riporta oggi Il Corriere dell’Umbria, è allo studio un piano particolareggiato, soprattutto per l’acropoli: lì è più difficile individuare le vie di fuga e sono più ristretti i metri quadrati a disposizione. Sono al vaglio più soluzioni. Ma l’obiettivo resta quello.
“Siamo in fase di studio con gli uffici che si occupano del suolo pubblico, la polizia locale e gli uffici del bilancio per il raddoppio del suolo concesso ad ogni singolo esercizio a fronte del solo pagamento di quello già concesso” annuncia l’assessore comunale al commercio, Clara Pastorelli. “Dobbiamo farci trovare pronti per rilanciare Perugia”, continua Pastorelli, “soprattutto in vista della bella stagione e farla tornare piena di vita e di giovani nel pieno rispetto delle misure indicate dal governo in tema di sicurezza e distanziamento sociale. Consapevoli delle difficoltà tecniche dovute alla conformazione soprattutto del nostro centro storico riteniamo che concedere ulteriori ampliamenti alle distese di ristoranti e delle attività in maniera totalmente gratuita sia doveroso per l’economia e la ripresa della città”.
Intanto già da domenica alcuni bar si sono messi al lavoro per attivare l’asporto di caffè, gelati e altri prodotti.
“Come caffè Turreno ripartiamo con l’asporto e le consegne”, spiega Giorgia Casciarri, titolare dello storico bar in piazza Danti. Le misure di sicurezza sono già state prese.
“All’ingresso viene segnalato che non si può entrare senza mascherina”, continua Casciarri, “e che non si può consumare dentro o immediatamente fuori dal locale. Chi entra ha a disposizione disinfettante per le mani. Riprendiamo con colazione, pranzo, aperitivo e cena take away”. Stefano Marcaccioli, titolare dell’Etrusca in via Cortonese, in parte ha già ripreso. “Abbiamo fatto le consegne a domicilio da Pasqua in poi”, fa sapere, “adesso ripartiamo con asporto. Ci siamo organizzati. Ma è stato più oneroso fare le consegne a casa, soprattutto sul fronte dei costi. Nel nostro bar peraltro già prima della chiusura imposta a marzo avevamo predisposto barriere in plexiglass, segnaletiche a terra, e divisori all’entrata e all’uscita. L’igienizzante per le mani ce lo avevamo da due anni. Il governo ha indicato tutte queste norme due mesi dopo. Eravamo già pronti”.