La Procura ritiene di essere in possesso di ulteriori prove contro l’ex assessore Luca Barberini e quindi chiede il ripristino degli arresti domiciliari perchè c’è il rischio di inquinamento delle prove. Gli indizi, per gli inquirenti,”non sono rimasti inalterati dopo l’interrogatorio di garanzia, ma si sono rafforzati”. E’ quanto afferma il Procuratore capo Luigi De Ficchy, e i sostituti Paolo Abbritti e Mario Formisano che hanno presentato appello contro la scarcerazione concessa dal gip Valerio D’Andria dopo il confronto con l’indagato. I pm portano avanti le loro ragioni soprattutto per quanto riguarda la procedura d’assunzione del personale infermieristico che è stata “gravemente alterata” proprio ad opera dell’ex assessore.
Nella chiavetta Usb sequestrata il 12 aprile scorso alla presidente della commissione esaminatrice, Patrizia Borghesi, (indagata) era stata trovata una lista di 40 candidati evidenziati in colore rosso a cui era associato il codice “LU”, “i cui punteggi sta scritto nell’annotazione dei finanzieri del nucleo polizia tributaria guidata dal tenente colonnello Selvaggio Sarri della prova scritta risultano incrementati”. Ci sono infatti due colonne: quello con le votazioni reali e quello con quelle aumentate”. A confermarlo l’intercettazione di una telefonata in cui Barberini diceva a Maurizio Valorosi il 13 febbraio 2018 “quella cosa che avevo detto a Duca, a te, alla Carnio, sta andando avanti si? Marciamo spediti? Sorveglia eh”. Si parlava delle graduatorie del concorso per infermieri che si era tenuto due settimane prima. I magistrati parlano anche di rischio di reiterazione del reato in virtù del fatto che Barberini “contrariamente alle convinzioni del gip non è affatto uscito dalla gestione della cosa pubblica”.