Solo un mese fa era arrivata la sentenza di non colpevolezza per i 45 nomi tra Regione, Provincia di Perugia e vertici di Umbria Mobilità chiamati a rispondere dei contributi erogati dopo il 2012 per ripianare le casse dell’azienda di trasporto e per cui la procura contabile aveva avanzato la citazione in giudizio e la richiesta di restituzione di 44 milioni di euro.
E il perché dell’assoluzione era spiegato a pagina 66 delle motivazioni depositate: “Tali apporti finanziari contribuirono alla prosecuzione di un servizio essenziale quale quello del trasporto pubblico locale, attraverso il quale trovano attuazione fondamentali diritti (alla libertà di circolazione, alla mobilità, alla salute e via dicendo), tutelati sia dalla Carta costituzionale che dall’Ordinamento europeo”.
Insomma, quei 44 milioni (all’aumento di capitale per 5 milioni vanno aggiunti i 17 milioni di finanziamenti erogati ed il prestito da 3,6 milioni da parte della Provincia) non furono considerati affatto soldi pubblici buttati, ma spesi per consentire la prosecuzione di un servizio fondamentale, quello del trasporto, tutelato in sede nazionale ed europea. Soldi pubblici che dunque erano stati spesi per una finalità pubblica. Anzi, a quel punto si ipotizzava pure il caso che era il pubblico a dover risarcire amministratori e dipendenti pubblici che erano finiti sul banco degli imputati della magistratura contabile, con somme per le spese legali che vanno da 800 a 3.500 euro, più il 5 per cento per le spese generali, oltre Iva.
Ma ora la Corte dei Conti con una nuova sentenza ha deciso di ricorrere in appello e di rimettere ancora una volta tutto in discussione. Insomma il caso che sembrava chiuso si riapre.
Tra i 45 chiamati in giudizio c’è anche la presidente della giunta regionale Catiuscia Marini e i due suoi governi, (con l’eccezione dell’attuale assessore alla Sanità Luca Barberini), chi in consiglio provinciale votò l’assegnazione di fondi per Umbria Mobilità in crisi e i vari cda dell’azienda di trasporto pubblico poi ceduta, per la parte su gomma a Busitalia.
Tutti hanno sempre affermato di “aver agito in maniera corretta e senza spreco di denaro pubblico”.