Di Alberto Laganà – L’Umbria è una delle regioni italiane più attenta alle emissioni di co2 almeno per quanto riguarda i veicoli a motore con un’alta percentuale di metanautisti.
Anche la rete di erogazione del carburante è tra le più diffuse, così come le officine specializzate nella manutenzione inoltre anche gli altri stati europei si sono convertiti al combustibile verde che rende più vivibili le città e fa anche risparmiare molto sui consumi, circa la metà.
Un altro aspetto non considerato è l’economia circolare: il denaro che coinvolge il settore metanifero, è tutto interno a casa nostra, in quanto installatori, officine, distributori contribuiscono a dare lavoro a molti umbri.
Se poi aggiungiamo i mezzi alimentati a gas gpl e quelli elettrici, in costante aumento grazie anche agli incentivi, possiamo dire che gli automobilisti umbri ci tengono ad un’ambiente pulito ed un’aria più respirabile.
Di contro la Regione, per fare cassa, non si attiene alle regole adottate da gran parte delle regioni italiane, riducendo del 75% il bollo auto, ma applica un’esenzione per i primi due anni dopo di che si paga come per i mezzi più inquinanti.
Insomma dell’ambiente non interessa proprio, l’importante è avere più soldi in cassa da spendere.
Eppure anche l’Arpa segnala di anno in anno il peggioramento dell’aria nelle nostre città con lo sforamento sempre più massiccio dei limiti di polveri sottili e non basta certo chiudere gli ingressi ai centri storici, creare varchi e quant’altro per migliorare la situazione. Sarebbe molto meglio favorire la diffusione delle auto che non utilizzano né benzina né gasolio.
Insomma ‘l’Umbria Verde’ potrebbe anche essere più appetibile per i turisti se allo slogan seguissero i fatti.