“Io sono sereno, ma dato questo bubbone, tutto quello che sta succedendo, la risonanza mediatica, le indagini in corso e il riserbo che meritano, preferisco non parlare”. Il commercialista 49enne di Messina, G.S., indagato dalla Procura di Perugia per tentata truffa per aver proposto dosi di vaccini Astrazeneca alla Regione Umbria si difende e respinge le accuse.
Il suo avvocato Roberto Mete spiega: “Il mio cliente si difenderà nelle sedi opportune. Ma posso dire che crediamo di poter spiegare per quale ragione la proposta sia stata inoltrata in assoluta buona fede, nell’ambito dell’esercizio di una mediazione professionale per una convenzione privatistica”. Secondo la tesi fornita dal suo avvocato lui lavora insieme a qualcuno che ha il mandato ad operare dall’azienda. “Siamo a disposizione dei magistrati per chiarire tutto”. Il suo avvocato spiega che prima la loro versione dovrà essere fornita al Procuratore, Raffaele Cantone, che nei giorni scorsi ha spedito i militari del Nas del colonnello, Giuseppe Schienalunga, alla struttura commissariale di Arcuri, all’Aifa e alla Regione Veneto per acquisire quanti più documenti possibile. La storia dell’intermediario che ha portato all’apertura di uno dei primi fascicoli in Italia sul mercato parallelo dei vaccini è così riassumibile: alla direzione salute della Regione Umbria arriva la proposta del commercialista. La stessa inviata ad altre Regioni. All’epoca Astrazeneca non è nemmeno approvata. Scatta l’immediata segnalazione ai Nas. Che, su mandato della Procura, vanno a Messina a sequestrare cellulari, computer e documenti all’intermediario. Ieri la Procura ha nominato il consulente che li analizzerà.