Fra gli eventi collaterali del Festival delle Nazioni per domani (venerdì ore 21 Chiesa di San Domenico a Cittàdi Castello) c’è l’appuntamento con la cantante, compositrice e poli-strumentista Rokia Traoré che ha scelto il Festival delle Nazioni come prima tappa per presentare anche in Italia il suo sesto album, Né So (A casa).
L’artista originaria del Mali si esibirà con la sua band – composta da Mamah Diabate allo ngoni, Stefano Pilia alla chitarra, Bintou Soumbounou al backling vocal, Moise Ouattara alla batteria e Zonatan Dembele al in quello che è uno degli eventi più attesi di questa 49a edizione del Festival delle Nazioni.
Uno degli aspetti che questa edizione del Festival ha voluto esplorare attraverso il suo cartellone artistico è il rapporto della Francia con le terre d’oltremare, aree un tempo colonizzate con le quali ancora oggi persiste uno scambio anche culturale alimentato da reciproche influenze. Rokia Traoré è una figura che rappresenta perfettamente questa sinergia: nativa del Mali e figlia di un diplomatico di stanza negli Stati Uniti, in Europa e in Medioriente, Rokia attualmente vive tra Bamako, Bruxelles e Parigi, ma fa spesso ritorno nel suo Paese natale e la sua musica è sempre stata influenzata dalla tradizione delle radici africane così come dal pop e dal rock di matrice europea e statunitense.
Un altro appuntamento di domani (Venerdì ore 17,30 nel Salone dei Fasti di Palazzo Vitelli a Sant’Egidio) è quello con Paolo Mieli per riflettere sulla prima guerra mondiale il titolo è:“La memoria della Grande Guerra” al quale parteciperanno anche Luciano Bacchetta, Sindaco di Città di Castello, e Giuliano Giubilei, presidente del Festival delle Nazioni. Ogni anno il Festival elle Nazioni approfondisce la cultura e la storia di un Paese – dichiara Aldo Sisillo, direttore artistico della manifestazione –: per questo è importante riflettere sulla memoria ma anche sui pericoli che un suo uso distorto può provocare». Tema centrale del dibattito sarà infatti «l’arma della memoria» – per citare il titolo del libro pubblicato da Paolo Mieli per Rizzoli nel 2015 – e l’onesto uso di questa come valido antidoto all’imbarbarimento.
Giornalista e storico, Paolo Mieli negli anni Settanta è stato allievo di Renzo De Felice e Rosario Romeo. È stato giornalista all’Espresso, poi a Repubblica e alla Stampa, di cui è stato anche direttore. Dal 1992 al 1997 e dal 2004 al 2009 ha diretto il Corriere della Sera. Tra i suoi libri per Rizzoli, Le storie, la storia (1999), Storia e politica (2001), La goccia cinese (2002) e I conti con la storia (2013), vincitore del premio Città delle rose e del premio Pavese. Del 2015 è L’arma della memoria, pubblicato sempre da Rizzoli. In questo volume, Mieli attraversa secoli di storia con la consueta competenza e passione, ricostruendo storie grandi e piccole, facendoci guardare a fatti apparentemente noti con un occhio diverso e disincantato, perché «infinite sono le leggi che regolano lo studio del tradimento nella storia. Ma due sono superiori alle altre. La prima: chi vince non verrà mai considerato un traditore. La seconda: il tradimento è questione di date, ciò che oggi è considerato un tradimento, domani potrà essere tenuto nel conto di un atto coraggioso».
Nella serata del 2 settembre 2016, le iniziative collaterali del Festival delle Nazioni al Chiostro di San Domenico vedranno impegnati in concerto alle ore 19.00 i ragazzi della classe di musica da camera di Pierpaolo Maurizzi; mentre alle ore 22.30 Area Open Project presenta Paolo Tofani in concerto, un appuntamento musicale a cura di Sacrosanto Caffè. A mezzanotte, l’ultima Fiaba della buonanotte: Enrico Paci e Matteo Bianchini racconteranno Cappuccetto rosso. La narrazione – che si basa sui testi usati dall’Edizione nazionale delle opere di Carlo Lorenzini, volume 4, I racconti delle fate. Storie allegre – è realizzata con il patrocinio della Fondazione Nazionale Carlo Collodi.