di Adriano Marinensi – Natale è tempo di “Buone Feste” e di regali. Li donavano a me, i regali, quando fui bambino, li ho donati io ai figli miei e loro ai propri figli. I genitori ci ammonivano così : “Babbo Natale, ai bambini buoni porta doni, agli altri solo cenere e carbone”.
Un modo di dire agli uomini, fintanto essi sono innocenti, che la vita compensa chi si comporta bene e punisce i cattivi. Dopo, da grande, ti accorgi che la realtà è diverso testimone. Per esempio, premia in ricchezze, i “signori della guerra”, malvagi venditori di strumenti di morte. Cosicché, quel “fai il bravo e avrai un regalo” diventa una delle favole per la notte di Natale.
Tra i regali natalizi che ho ricevuto da fanciullo, conservo in memoria l’ aeroplanino di latta, che, grazie ad un astuto congegno del costruttore, faceva capriole. All’indietro. Lo avviavi con la apposita chiavetta e lui camminava un palmo in avanti, quindi si rovesciava e ripeteva la curiosa giravolta, sino all’esaurimento della carica. Chissà perché, mi intrigava tanto. Al presente, se ad un “nato da poco” fai dono di un simile gingillo, ti da del matto. Se hai appena una decina d’anni, ricevi (pretendi ?) almeno un telefonino di ultima generazione oppure un’altra delle tante diavolerie tecnologiche presenti sul mercato.
Si, il telefonino. Con il quale si può trasformare la fantasia in realtà. Però virtuale. Come gli amici trovati a casaccio, pigiando i pollici sulla tastiera, in un frenetico andirivieni di messaggini. Amici che non conosci e, seppure li conosci, non hai modo di incontrarli. Mentre “il tempo delle mele” ha bisogno di ardori e non di freddi rapporti umani. Sul computer, digitano “dammi la tua amicizia”, forse ignorando la complessità del sentimento al quale si legano; comprende, oltre a manifestazioni di affetto non improvvisate, lo stare insieme per parlarsi, dividere le gioie e le preoccupazioni, con intima riservatezza. Riservatezza considerata obsoleta dalla messa in rete dei “profili” a libro aperto.
Ad incrementare il pigia, pigia, ci pensa il furbo gestore della rete che ti regala un sacco di SMS, con i quali puoi inviare nevroticamente, a raffica, anche auguri natalizi, però senza calore e senz’anima. Certo, quando a noi donavano dolciumi e qualche spicciolo (anziché cellulari e tablet), tale pericolo non c’era. Le nostre richieste erano modeste ed espresse con afflato innocente : “Buone Feste e Buon Natale, fammi la mancia se ti pare, io non voglio né oro, né argento, solo di un quattrinello mi contento”. La modernità, insieme all’incanto, ha travolto le tradizioni dei bambini (e dei grandi). Una modernità, a dire il vero, alquanto confusa, almeno dal punto di vista dei suoi riferimenti interiori.
Sono convinto che il nuovo per forza non riuscirà mai a cancellare il mistero, la suggestione, la magia del Presepio che, da sette secoli, affascina non soltanto il mondo della cristianità. Da quando, a Greccio, minuscolo borgo laziale, un Santo umbro, Francesco d’Assisi, “regalò” al mondo la prima rappresentazione della Natività. Così Greccio divenne la nuova Betlemme. Scrive Alessandro Manzoni : “In poveri panni, il Figliol compose e nell’umil Presepio, soavemente il pose”. Da quella “mangiatoia” promana solenne e imperituro un messaggio di pace e, dalla Sacra Famiglia, il segno più alto della concordia. “Ricchezze” umane scomparse pur esse nel gorgo di tanti conflitti e povertà che affliggono il mondo, fatto di egoismi più che di solidarietà, dimentico della misericordia di Papa Francesco.
In campagna, dove vissi l’adolescenza, il Natale “uccideva” il maiale, ingrassato con le ghiande della quercia grande. La povera bestia, con le sue carni saporite, sparse nell’ampia cucina di casa mia, diventava ospite gradito e onorato re della tavola. E integrava, con il suo sacrificio, la depressa economia domestica. La tradizione natalizia lo voleva morto, proprio in dicembre e senza troppi riguardi. A proposito di costumanze, anch’esse di quel tempo andato, una ce n’era, simpatica e bizzarra. Chi ha le rughe in fronte, ricorderà il calendarietto profumato e arricchito di immagini femminili un po’ osé, disegnate accanto ad ogni mese. Lo porgeva in omaggio, dentro una bustina di cellofan, ai clienti, insieme agli auguri di Buon Natale, il barbiere, al quale, l’auspicio veniva contraccambiato, all’atto di pagare, con un garbato “il resto, mancia”.
Non esista più neppure in mio silente Natale, perché il frastuono della città ha bandito la quiete del casolare e la tranquillità del borgo. Allora si riusciva ad udire da lontano l’armonia delle “ciaramelle”, suonate dagli zampognari, vestiti da pecorai. Erano anche loro una “romantica” strenna natalizia. Di sera, mentre nel vasto camino (“Gira sui ceppi accesi, lo spiedo scoppiettando …”) si consumava il tronco d’ulivo, conservato con scrupolo per l’occasione, la famiglia si riuniva per regalarsi il piacere della tombola. Più tardi, per i più piccoli, nella notte fredda, scendeva, lungo il comignolo, Babbo Natale con la sua gerla ricolma di strenne. Oggi non più. Gli fa da ostacolo (così alla Befana) la selva di antenne T V, disseminate sopra i tetti, e i camini, una volta numerosi, nell’edilizia grigia di cemento armato, sono diventati una rarità. Non può entrare dal camino e le porte sono quasi tutte blindate. Ha scritto Sandro Boccini nel suo Abbecedario, parlando di Colomba, tipica figura di contadina d’altro tempo : “Teneva sempre la chiave sull’uscio e, se qualcuno bussava, non chiedeva Chi è ?, diceva semplicemente Avanti !” Più nessuno oggi come Colomba. Anzi, la parola d’ordine è : allo sconosciuto, non aprire mai la porta di casa.
La civiltà ha portato il progresso e il progresso s’è mangiato molto del “cerimoniale” natalizio. E’ mutato il modo di consumare l’esistenza soprattutto negli affollati “agglomerati urbani”. Affollati da uomini e da palazzi alti, alti, dove – non soltanto durante le feste di fine anno, ma nell’anno intero – vigono le frenesie e l’incognito sociale. Comunque, caro lettore, sia tu cittadino o campagnolo, cultore dell’antico o estimatore del tempo nuovo, giovane col cellulare o anziano col bastone : BUON NATALE !