Come annunciato anche la Regione Umbria ricorre alla Corte costituzionale contro la legge “sicurezza”. Nella seduta della Giunta, che ha approvato la mozione, ha deciso di interrogare la Corte Costituzionale, per verificare se il Decreto sicurezza sia o no in contrasto con la Costituzione. “Tenuto conto che sicuramente viene considerato in contrasto con la tradizione civile di questa terra”.
La comunicazione è stata diffusa a mezzo stampa dalla Giunta regionale dell’Umbria recita così: «Nel corso dell’odierna seduta della Giunta regionale, l’assessore Antonio Bartolini ha evidenziato come il decreto sicurezza presenti profili di palese incostituzionalità che vanno ad impattare su tutte le più importanti materie di legislazione regionale quali la salute, l’assistenza sociale, il diritto allo studio, la formazione professionale e le politiche attive del lavoro, l’edilizia residenziale pubblica: infatti il decreto, nell’eliminare i permessi di soggiorno per motivi umanitari e togliendo il diritto di residenza ai richiedenti asilo (su cui diversi sindaci italiani stanno esercitando il diritto di obiezione di coscienza) sta creando un vero e proprio “caos” normativo e legislativo e confusione nelle responsabilità dei funzionari di Regione, Asl, Agenzie e Comuni e parallelamente una “corsa ad ostacoli” per gli stranieri che, entrati con un regolare permesso di soggiorno, oggi o sono riportati – con legge dello Stato – nella clandestinità e nell’irregolarità o gli viene tolta la residenza. Con la conseguenza che i vari diritti riconosciuti, soprattutto mediante la legislazione regionale, come il diritto alle cure mediche e ad usufruire dei servizi sanitari, il diritto allo studio, comprese le provvidenze per gli studenti universitari, la formazione professionale che viene erogata soprattutto agli immigrati, con benefici per il nostro apparato produttivo, o vengono compromessi o ne viene aggravato l’esercizio, per cui il percorso all’integrazione viene interrotto determinando insicurezza sociale».
«Siamo la terra di Francesco e Benedetto Intanto i diritti di ogni essere umano, in Umbria, restano inalterati fino al pronunciamento. La Presidente Catiuscia Marini – viene spiegato nella nota – ha proposto alla Giunta regionale di sollevare la questione di costituzionalità di fronte alla Consulta, ribadendo la sua ferma volontà di mantenere inalterati i livelli dei servizi e dei diritti riconosciuti agli stranieri entrati regolarmente nel nostro territorio ed oggi posti in uno “strano limbo” e penalizzati dal decreto sicurezza, con grave lesione dei diritti umani e del rispetto della dignità di ciascuna persona, una situazione che genera peraltro problemi sociali nelle singole città della regione e rende complicato l’intervento sociale da parte delle istituzioni locali. La Giunta regionale ha inoltre deliberato di avviare il percorso per l’approvazione di un disegno di legge ‘salva-regolari’ che mantenga inalterati, a garanzia di tutta la comunità regionale e in attesa del giudizio della Corte, i diritti sociali ed umani garantiti nel nostro territorio regionale a quegli stranieri entrati regolarmente in Italia e che ora sono stati privati delle proprie legittime aspettative dal decreto sicurezza. La Giunta sosterrà anche le azioni legali intraprese dai sindaci, mediante gli opportuni strumenti giuridici a disposizione». «Le misure intraprese oggi dalla Giunta regionale – ha detto la presidente Marini – sono in continuità con la tradizione millenaria di civiltà del popolo umbro, improntata ai principi di convivenza pacifica e solidarietà, sempre vicina a chi ne ha bisogno: nessuno di coloro che vivono in Umbria verrà abbandonato al suo destino, umbri e non, con buona pace dei disseminatori di odio. Questa è la terra di San Francesco e San Benedetto, è la terra della spiritualità che si è fatta accoglienza, è la terra dell’impegno laico, civile, solidarista e pacifista. Ai nostri valori ispirati alla Carta Costituzionale e alle convenzioni internazionali di salvaguardia dei diritti dell’uomo – ha concluso Marini – non rinunciamo».
Ovviamente il Pd si è schierato a favore della mozione. «Il decreto sicurezza – dichiara il deputato Pd Walter Verini – rappresenta una offesa e una lesione ai principi elementari di umanità e solidarietà. E, oltre a questo, costituisce un atto che – con lo smantellamento della rete Sprar – rischia di aumentare l’illegalità e l’insicurezza dei cittadini, italiani e non. Per questo in Parlamento il Pd si è opposto a un provvedimento grave e pericoloso. Per questo siamo dalla parte dei sindaci che hanno protestato per gli effetti della sua applicazione. E per questo condividiamo la scelta di alcune Regioni – tra le quali l’Umbria – di chiedere il pronunciamento della Corte Costituzionale per sapere se questa legge, oltre che incivile, sia anche incostituzionale».
Anche il consigliere regionale Carla Casciari (Pd) definisce il provvedimento governativo come una legge che «lede i diritti fondamentali delle persone».
Il ministro Matteo Salvini in merito si è così espresso: «E le case popolari?» «In Toscana, Piemonte e Umbria ci sono decine di migliaia di persone che aspettano da anni una casa popolare». Aggiungendo: «Non vedo l’ora che la Consulta si pronunci, siamo convinti di aver lavorato bene, non viene negato alcun diritto».
«Mi fa specie l’ignoranza di qualche governatore – ha attaccato ancora -. Penso a Zingaretti, che parla di assistenza sanitaria: contesta un decreto senza averlo letto e questo mi dispiace».
Le reazioni al provvedimento anche in Umbria non si sono fatte attendere.
Il portavoce del centrodestra Marco Squarta (FdI), valutando l’iniziativa legislativa annunciata dalla Giunta di Palazzo Donini in favore degli stranieri regolari «estemporanea e surreale», si è così espresso in merito: «Invece di preoccuparsi e di occuparsi delle difficoltà che gli Umbri si trovano ad affrontare ogni giorno la Giunta Marini non trova di meglio che lavorare ad un disegno di legge ‘Salva-regolari’». «Avremmo preferito – conclude – che tutta questa solerzia e questa attenzione fossero state riservate alle questioni aperte della comunità regionale, agli interventi che i cittadini chiedono da anni, alle emergenze che i nostri territori vivono ogni giorno e che continuano a non trovare risposta».«Mentre oltre il 12 per cento delle famiglie umbre vivono sotto la soglia di povertà relativa e i dati dell’economia regionale permangono negativi, la Giunta Marini ritiene prioritario contrastare un provvedimento del Governo che mira a combattere in maniera efficace l’immigrazione incontrollata, a gestire correttamente l’accoglienza, a rimpatriare chi delinque, a garantire la sicurezza urbana, ad introdurre il Daspo, a lottare contro mafia e terrorismo”.
E anche il Movimento Cinque Stelle ha detto la sua: «E via: intasiamo la Corte Costituzionale di altri ricorsi, in un conflitto permanente tra Istituzioni» – affermano i consiglieri regionali Andrea Liberati e Maria Grazia Carbonari. «Ai richiedenti asilo continueranno a essere garantiti servizi di accoglienza e assistenza – precisano -. Così come sono assicurate cure mediche e servizi scolastici per i minorenni. Una volta ultimata la procedura di riconoscimento, se l’immigrato ha diritto a protezione, potrà iscriversi all’anagrafe, possedendo una prospettiva stabile di presenza nel nostro Paese. Gli altri non saranno certo sans papiers e potranno comunque godere illimitatamente dei servizi pubblici alla persona nel luogo di domicilio. E’ venuto il tempo di superare la continua emergenza in cui la criminalità anche in Umbria ha fatto affari d’oro e prosperato sulla pelle delle persone. Rifletta bene quella politica che si nutre di carità pelosa, finendo per alimentare certi squallidi affari».