La Procura di Firenze ha decretato la chiusura delle indagini per il Giudice Umberto Rana, ex presidente della sezione fallimentare del tribunale di Perugia, indagato per corruzione, falso e abuso di ufficio.
Il magistrato, molto conosciuto a Perugia per aver salvato nel 2017 la vita ad una collega Francesca Altrui, aggredita in tribunale da un imprenditore destinatario di un’esecuzione immobiliare, è stato accusato di aver ricevuto, tra il 2018 e il 2019, diverse agevolazioni, come favori personali o buoni acquisto, in cambio di consulenze ad amici e conoscenti.
La difesa del Giudice Rana, affidata all’avvocato fiorentino Francesco Maresca, ha definito le accuse “fumose” dal momento che le ipotesi appaiono come “vaghe e il falso si basa non su fatti ma su valutazioni”.
Oltre al giudice sono state chiuse le indagini anche per altri 10 indagati di varie professionalità, ai quali sono stati contestati reati a vario titolo che vanno dalla corruzione, per alcuni, fino all’abuso e al falso per altri.
LA RICOSTRUZIONE DEI FATTI E IL CASO DUCHINI
L’inchiesta condotta dalla Procura di Firenze sui presunti illeciti da parte del Tribunale fallimentare di Perugia sarebbe partita da un’altra inchiesta, quella relativa al caso Duchini, secondo cui l’ex procuratore aggiunto avrebbe rivelato notizie sottoposte a segreto istruttorio durante le indagini sul procedimento penale riguardante Franco e Giuseppe Colaiacovo, nel periodo a cavallo tra il 2016 e il 2017.
A carico del giudice Rana, è stato infatti ipotizzato il reato di abuso d’ufficio in merito alla vicenda del caso Colaiacovo, in cui sono coinvolti anche Pier Francesco Valdina e Patrizio Caponeri (professionisti incaricati da Giuseppe Colaiacovo di presentare il ricorso per l’ammissione al concordato), e Andrea Nasini: il giudice li avrebbe suggeriti infatti all’imprenditore al fine di garantire il buon esito del suo procedimento.
Secondo la ricostruzione da parte della Procura di Firenze (procuratore Luca Turco e sostituto Leopoldo De Gregorio), il giudice Rana avrebbe fornito “un ingiusto vantaggio patrimoniale permettendo a Pier Francesco Valdina e Patrizio Caponeri di prospettare all’imprenditore l’accoglimento del ricorso solo nel caso egli avesse incaricato alcuni professionisti”, che avrebbero quindi indotto Colaiacovo “a rinunciare ai suoi abituali professionisti”.