“In Umbria, pur se tra mille difficoltà, il contrasto alla diffusione del contagio da coronavirus è stato gestito nel migliore dei modi. Ma adesso è indispensabile la costituzione di un tavolo regionale per coordinare l’avvio della fase 2, quella della riapertura delle attività imprenditoriali”.
La richiesta arriva da Roberto Giannangeli, direttore di Cna Umbria.
E che ci sia voglia e fretta di ricominciare lo dimostra il fatto che sono già oltre 1.200 le comunicazioni aziendali di prosecuzione delle attività lavorative, di queste sono solo sei i provvedimenti di sospensione adottati dalla prefettura di Perugia, perché “carenti dei presupposti di legge in merito alle norme anti contagio”.
Il dato è emerso dalla riunione in videoconferenza del comitato di monitoraggio istituito a seguito della sottoscrizione del protocollo d’intesa “per la verifica della sussistenza delle condizioni per la prosecuzione delle attività produttive, industriali e commerciali” presieduta dal Prefetto di Perugia, Claudio Sgaraglia.
“Quel che emerge – è scritto in una nota della prefettura – è una fotografia positiva della provincia, caratterizzata da un comparto imprenditoriale virtuoso che opera tendenzialmente nel pieno rispetto delle regole ed è attento all’esigenza di tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori, grazie anche all’opera di sensibilizzazione delle associazioni di categoria e dei sindacati, caldeggiata dal prefetto medesimo”.
Proprio la tematica della sicurezza sui luoghi di lavoro è stato oggetto di particolare attenzione, registrandosi sul punto una piena convergenza delle rappresentanze sindacali e delle associazioni datoriali, che hanno sottolineato l’importanza della sottoscrizione di protocolli aziendali, a latere del “Protocollo condiviso di regolazione delle misure per il contrasto ed il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro” siglato fra Governo e parti sociali lo scorso 14 marzo.
È stato altresì concordemente evidenziato che la prosecuzione delle attività produttive e professionali potrà avvenire solo in presenza di condizioni che assicurino ai lavoratori adeguati livelli di protezione. In tale ottica è stata assicurata una scrupolosa e corale attività di verifica dell’osservanza delle regole precauzionali da parte tutte le Amministrazioni competenti: Guardia di Finanza, Direzione Provinciale del Lavoro, Vigili del fuoco e l’Azienda Sanitaria Locale.
Il prefetto ha invitato tutti i partecipanti a proseguire nella direzione del costante confronto, dell’ottica collaborativa e della sinergica e fruttuosa strategia messa in campo: supporto, monitoraggio e controllo andranno ad investire i vari settori del tessuto economico e sociale, nel graduale passaggio alla fase di ripresa.
Chi lavora in sicurezza può aprire dal 22
Ma Pd e sindacati hanno dubbi
Come riporta oggi Il Giornale, il Ministero dello Sviluppo economico starebbe lavorando per tentare di far riaprire dal 22 aprile tutte quelle attività produttive che garantiscono i criteri protocollo di sicurezza approvato recentemente dalle parti sociali: nei prossimi giorni si vorrebbe far ripartire fabbriche e imprese che sono in grado di far rispettare non solo le misure di distanziamento, ma anche di limitare quanto più possibile il numero di lavoratori durante i turni e di distribuire i dispositivi di protezione ai propri dipendenti.
Ma all’interno dell’ala governativa del Pd e in molti sindacati regnano dubbi e cautela: la loro intenzione sarebbe quella di posticipare la riapertura almeno di una settimana, verso il 28 aprile. In tal senso Roberto Speranza auspica in un (ri)avvio 7 giorni prima della fine della quarantena nazionale.
In una posizione delicata si trova il presidente del Consiglio Giuseppe Conte: da una parte deve fare i conti con alcune Regioni che vorrebbero ripartire quanto prima; dall’altra c’è il ministro della Salute che predica calma e prudenza. In giornata potrebbe esserci un incontro tra lo stesso premier e i sindacati, che ribadiranno al capo dell’esecutivo giallorosso la loro chiara posizione: senza le massime condizioni di sicurezza i lavoratori non torneranno operativi prima del 4 maggio.