Concorso in corruzione in atti giudiziari. È quanto riporta il Corriere dell’Umbria riguardo l’ipotesi di reato che vedono sotto accusa il presidente della sezione fallimentare del tribunale civile di Perugia, Umberto Rana. La nuova indagine che parte dalla Procura di Firenze, fa parte dell’inchiesta scandalo che ha coinvolto l’ex procuratore aggiunto, Antonella Duchini.
Ieri mattina, militari della sezione di polizia giudiziaria fiorentina, su delega del procuratore aggiunto toscano, Luca Turco e del sostituto, Leopoldo De Gregorio, hanno perquisito l’ufficio del presidente della sezione fallimentare del tribunale civile di Perugia, Umberto Rana. Secondo quanto si apprende, il giudice sarebbe stato iscritto nel registro degli indagati perché i magistrarti fiorentini ipotizzano irregolarità nell’affidamento degli incarichi ad alcuni professionisti e nell’assunzione di alcuni provvedimenti.
Insieme a lui, un avviso di garanzia è stato notificato anche all’avvocato Pier Francesco Valdina, e ai commercialisti Patrizio Caponeri, Corrado Maggesi e Andrea Barbieri.
Alcuni dei professionisti indagati hanno avuto un ruolo anche nel fallimento della “Colaiacovo Gold”, questione già al centro dell’inchiesta sull’ex procuratore aggiunto di Perugia, Antonella Duchini.
I militari della sezione di polizia giudiziaria della Procura di Firenze hanno copiato memorie di computer, cellulari e hanno sequestrato documentazione utile al prosieguo dell’indagine. Stando a quanto emerge, il giudice Rana è accusato di aver ricevuto utilità “per sé e per gli altri” in cambio delle nomine dei consulenti indagati compiendo atti contrari ai doveri d’ufficio nell’ambito di procedure fallimentari, segnalate dagli stessi professionisti e comunque in violazione del principio di rotazione.
L’accusa ipotizza inoltre l’adozione di provvedimenti concordati in precedenza con gli stessi professionisti. I cinque, ma gli indagati sarebbero oltre una decina e alcuni sarebbero stati già sentiti, sono accusati, a vario titolo, in concorso, di corruzione e corruzione in atti giudiziari.