Il governo giallorosso è partito. Dopo il giuramento del premier e dei ministri e il via libera ottenuto dalla Camera e al Senato il Conte 2 dovrà ora affrontare lo scoglio delle nomine dei sottosegretari e le alleanza in vista delle elezioni regionali.
Giovedì ci sarà un Consiglio dei ministri, ma non è da escludere che il nodo del completamento della squadra di governo venga sciolto in una riunione successiva dell’esecutivo.
Al momento a portare avanti le trattative ci sono soprattutto il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini per il Pd e il Ministro per le politiche giovanili e lo sport Vincenzo Spadafora per il M5S.
Per prima cosa il premier Conte vorrebbe conservare per sé la delega dei Servizi e promuovere sottosegretario il segretario generale di palazzo Chigi, Roberto Chieppa. Il Partito democratico sembra non voler cedere sulla delega all’editoria: favorito il dem Walter Verini.
Sono soprattutto i 5 Stelle, forse a sorpresa, a voler chiedere discontinuità nelle nomine rispetto al governo gialloverde.
L’Umbria potrebbe calare un tris nel nuovo governo giallorosso. Fra i 42 sottosegretari si fa il nome di Anna Ascani, Marina Sereni e Walter Verini, tutti e tre del Pd.
In pratica si tratta del trio che ha «sdoganato» la candidatura di Andrea Fora e che il segretario nazionale del Pd ha voluto ai vertici dei Democratici dell’Umbria nella lunga e difficile fase del postconcorsopoli. C’è da dire che sia la Sereni, ma soprattutto la Ascani, erano date per certe come ministre del Contebis e che alla fine sono però rimaste fuori. Sarà così anche stavolta? Da Roma rimbalzano notizie che almeno loro due entreranno a far parte della squadra giallorossa.
Tra gli altri vice ministri in pool position ci sono i nomi di D’Uva (Cultura), Buffagni e Castelli (Mit e Mef).
Per il Pd l’assessore allo Sviluppo economico della regione Lazio Manzella potrebbe diventare viceministro al Mise. I dem, d’altro canto, sembrano scettici sul possibile spostamento delle deleghe del commercio estero al ministero della Farnesina, nelle mani quindi di Luigi Di Maio.
Secondo quanto riferisce l’agenzia Agi, i big democratici spiegano che «in ogni caso la partita è ancora in alto mare». I renziani puntano su 78 sottosegretari.
Per il Senato si fanno i nomi di Malpezzi, D’Alfonso e Margiotta, mentre per la Camera quelli di Fiano (vice ministro all’Interno) e Ascani (all’Istruzione). Potrebbero essere promossi, sempre in quota dem, anche Sereni, Quartapelle, Mauri, Braga, Romano. Al ministero dell’Economia dovrebbe arrivare Antonio Misiani, sempre nel ruolo di vice ministro.
L’accordo sulle regionali
Da più parti non si esclude che in fase di contrattazione per la nascita del governo si sia parlato di future alleanze per le elezioni regionali.
Lo scenario che si suggerisce è quello di un M5S che dovrebbe sostenere il candidato del Pd in Umbria, mentre i dem potrebbero appoggiare un esponente M5S in Calabria.
«Sulle regionali il dialogo è difficile, ma ci stiamo provando», spiegano fonti del M5S e del Partito democratico. Il pentastellato Di Stefano frena «Assolutamente no», ha sottolineato. Ma dal Movimento 5 stelle si accredita la tesi che potrebbe essere lo stesso premier Conte a spingere in questa direzione, per rendere più facile anche la navigazione del suo governo.
Infine ci sono le nomine agli organismi di garanzia. Il dem Antonello Giacomelli è accreditato per la guida dell’Agcom, mentre la guida della Privacy sarebbe destinata al M5s.
Il confronto tra M5s e Pd però inizierà soprattutto con la conferenza dei capigruppo fissata per mercoledì a Montecitorio.
Il Movimento 5 stelle vuole mettere in calendario il taglio del numero dei parlamentari. Sulla legge elettorale proporzionale pare non ci siano ostacoli: a venire cancellati sarebbero proprio i seggi scelti con l’uninominale. Ma il Pd vuole che arrivi in Commissione il testo della riforma elettorale prima di dare il via libera al provvedimento caro ai pentastellati.