Il teatro Thesorieri di Cannara ha applaudito domenica sera una versione bandistica del Rigoletto di Verdi curata in maniera magistrale da Marco Pontini alla guida dello storico Concerto Musicale. E’ dal 1843 che i giovani musicisti di Cannara suonano ininterrottamente per una cittadina che ha fatto del suo corpo musicale una componente essenziale della sua civiltà e della sua prosperità, stabilendo un primato di continuità e di qualità che non ha molti riscontri altrove. La data di fondazione affonda le sue radici nell’humus risorgimentale verdiano, ed era quindi auspicabile che, al termine del progetto triennale riguardante lo studio del melodramma, dopo la Traviata diretta da Franco Radicchia e il Barbiere di Siviglia concertato da Lorenzo Pusceddu, si culminasse in una delle opere più amate del repertorio. Sarebbe finita qui, afferma il presidente della banda, Andrea Mercanti, ma la voglia di continuare è tanta e i ragazzi, oltre che imparare un sacco di cose, ci hanno preso gusto. Quindi, in qualche modo, vedremo di non disperdere queste importanti acquisizioni.
Far rivivere le gesta del buffone di corte del duca di Mantova, scellerati l’uno e l’altro, padrone e servitore, finché la maledizione di un padre non scende a colpire il più inerme dei due è una materia teatrale che lo stesso autore definì “grande”. Grande per esemplarità e potenza del soggetto, per realizzazione musicale e per capacità di rivivere uno sfondo di storia italiana del Cinquecento, quando Machiavelli e Baldassarre Castiglione stigmatizzavano le vicende politiche di una terra che era diventata ostaggio delle grandi potenze europee. Tra le sale di Castel san Giorgio, di palazzo ducale, di palazzo Te, del teatro all’antica di Sabbioneta il non dimenticato Jean Pierre Ponnelle realizzò il suo film musicale valendosi della figura emblematica di Luciano Pavarotti. Ed è su questi sfondi che ci piaceva collocare i tre cantanti impegnati sul palcoscenico, i due veterani Giulio Boschetti e Davide Sotgiu e la giovanissima esordiente Paola Vero, una Gilda dalla voce dolcissima e dalla pasta intensa. A loro le pagine migliori nella impaginazione dell’opera realizzata da Pusceddu, dal “Cortigiani vil razza dannata”, al “Vendetta tremenda vendetta”, al “Caro nome”, allo squillante “La donna è mobile”. Clarinetti, oboe, flicorni e tromboni hanno fatto da sostegno in quella storica verosimile misura timbrica in cui Verdi si era formato, il gruppo dei Filarmonici di Busseto. In questi impasti ruvidi, graffianti, frementi si riconosce la complessità acustica di un giovane autore che chino sulla spinetta di casa, si preparava a concertare quelli che erano per lui gli accordi “orchestrali” di casa Barezzi. Un percorso di umiltà e di tenacia che ancora oggi è commovente.
Marco Pontini, che del Concerto cannarese è uno dei maestri storici, ha ritrovato le polpe di un complesso che è straordinariamente cresciuto negli anni, assecondando la spinta evolutiva impressa dal padre putativo di ogni sua realizzazione, Alberto Giglietti. Alternando servizi civici e religiosi con concerti come questo il Concerto che si intitola alla memoria di Francesco Morlacchi ricorre al suo passato per esaltare una attualità che vede un nutrito gruppo di giovani, ragazzi e ragazze, accordarsi insieme per un progetto di crescita culturale che è anche percorso di vita. Il neoinsediato sindaco, Fabrizio Gareggia, non potrà che tener conto di questo patrimonio umano che il presidente Mercanti gli porge nel segno di una continuità storica che contempla, nel passato musicale della città, la presenza di un maestro internazionale come Giuseppe Savini, Nato a Cannara nel 1883, capomusica del Concerto Musicale, si vide negare dall’amministrazione comunale un sussidio per continuare i suoi studi. E fu la sua fortuna, perché mecenati e uomini di lunga vista lo affidarono alle cure di Cilea e di Scontrino che lo plasmarono come virtuoso di violino. Da lì una carriera europea e l’approdo, a Parigi, negli anni ’20, con la prestigiosa nomina a direttore del Conservatorio. Dal piccolo comune del Topino alla Ville Lumière, indubbiamente un bel salto. E la scuola di musica annessa alla banda cannarese continua la sua attività alla ricerca di talenti che ancora esistono e che vanno incoraggiati.
Stefano Ragni