Era il 15 febbraio del 1977 quando Renato Vallanzasca venne rintracciato e catturato a Roma dagli uomini deell’Arma guidati dal Colonnello dei Carabinieri Antonio Cornacchia, oggi generale in pensione conosciuto per essere stato il primo a stare sul luogo, in via Caetani, dove giaceva il corpo senza vita di Aldo Moro, ma anche per aver lottato, molte volte rischiando la propria vita, contro le Brigate Rosse negli Anni di Piombo. Quindi la sua esperienza nei Servizi Segreti e nella Commissione d’inchiesta sull’omicidio Moro.
Il tutto è stato riassunto nei suoi libri dove c”è lo spaccato della società italiana nei suoi anni più difficili, rivisti nella carriera di un uomo che ripercorre fatti vissuti direttamente da protagonista, laddove il confine tra istitituzioni e criminalità organizzata era spesso sottile.
Valllannzasca non aveva ancora compiuto 27 anni, eppure il bel Renè, come era stato ribattezzato allora dalla stampa, aveva già lasciato dietro di sé una lunga scia di furti, rapine, omicidi e sequestri di persona, crimini per i quali verrà condannato a quattro ergastoli e 260 anni di reclusione. Finì così la fuga del boss della Comasina, scappato dall’ospedale in cui era stato ricoverato dal carcere di San Vittore dopo essersi procurato un’epatite iniettandosi urine per via endovenosa, ingerendo uova marce e inalando gas propano.
Durante la latitanza Vallanzasca riescì a ricostituire la sua banda, mettendo a segno una settantina di rapine a mano armata uccidendo, tra l’altro, quattro poliziotti, un medico e un impiegato di banca. Dalle rapine passò presto ai sequestri persona. Uno su tutti quello di Emanuela Trapani, figlia di un imprenditore milanese, segregata e poi liberata dietro il pagamento di un riscatto di un miliardo di lire.
Renato Vallanzasca è nato in via Porpora, nella zona Lambrate di Milano, già a otto anni iniziò la sua carriera criminale, tentando di far uscire da una gabbia la tigre di un circo nelle vicinanze di casa. Il giorno seguente venne prelevato dalla polizia e portato al carcere minorile Beccaria, ma iniziò presto a formare la prima banda di delinquenti, dedita a furti e taccheggi. Il nome di Vallanzasca inizia a circolare presto negli ambienti della mala milanese, ma il bel Renè decide di formare una banda tutta sua, la Banda della Comasina, che passerà alla storia come uno dei gruppi criminali più feroci di Milano negli anni Settanta.
Nel 1972, la carriera criminale ormai in ascesa subisce però un arresto, quando in seguito a una rapina in un supermercato, viene arrestato dagli uomini della squadra mobile di Milano e incarcerato a San Vittore, dove trascorre quattro anni e mezzo di prigionia. Risse, pestaggi, rivolte, tentativi di evasione gli costano il trasferimento dall’istituto di pena in cui si trova, cambiando così 36 penitenziari. Fino a quando escogita il modo per contrarre volontariamente l’epatite, iniettandosi urine per via endovenosa, ingerendo uova marce e inalando gas propano, per essere ricoverato in ospedale.
Lì, con l’aiuto di un poliziotto, riesce nel suo intento ed evade. Dopo la fuga la lista dei crimini commessi si allunga: dal rapimento di Emanuela Trapani all’uccisione di due uomini della polizia stradale che a posto di blocco in un casello autostradale a Dalmine, fermano per un controllo la macchina su cui viaggia Vallanzasca. Ferito e braccato, cerca rifugio a Roma, ma il 15 febbraio 1977 viene rintracciato e catturato dai carabinieri.